
C’è un’aria pesante nella sala quando Maurizio Landini prende la parola. Il segretario generale della CGIL non gira intorno alle parole e lancia l’allarme: l’Italia si sta avvitando in una deriva autoritaria, mentre l’Europa sceglie di investire 800 miliardi nel riarmo senza neanche passare per un voto del Parlamento europeo.
“Siamo contrari a questa strada e continuiamo a pensare che sia sbagliata” attacca Landini, aprendo l’assemblea pubblica Pace, lavoro, ambiente, diritti. Ma il segretario della Cgil non se la prende solo con la strategia dell’Unione Europea, ma lancia bordate pesantissime anche contro il governo.
Riarmo senza politica estera: la grande illusione europea
Per Landini, il problema non è solo la spesa militare monstre, ma il contesto in cui matura. L’Europa, dice, “ragiona sul riarmo, ma non si dà una politica estera“. Un vuoto di strategia che alimenta solo paura e insicurezza, mentre le risorse vengono drenate da sanità, istruzione e welfare.
“Dire che la sicurezza si garantisce solo con le armi è una bugia” aggiunge, lanciando un messaggio che stride con le scelte sia dell’Europa, sia dell’esecutivo di Giorgia Meloni.
L’Italia e la svolta autoritaria
E qui il discorso si fa più pesante. Landini non risparmia il governo: “Siamo a una svolta autoritaria e antisociale sempre più precisa”, che passa anche dalla delegittimazione delle organizzazioni di rappresentanza. Il messaggio è chiaro: il sindacato è sotto attacco, i corpi intermedi vengono messi ai margini, le decisioni calano dall’alto.

Ma non è solo una questione di metodo. Sul merito, il segretario CGIL denuncia un “peggioramento secco delle condizioni di vita e di lavoro”, con tagli alla spesa sociale e ai fondi dei Comuni, mentre si alzano le spese militari. Una scelta che, accusa, si inserisce nel dogma dell’austerità: ridurre il debito pubblico tagliando i servizi essenziali. “Questo modello uccide le persone”, affonda Landini, evocando scenari da shock sociale.
La globalizzazione è fallita, ma nessuno lo dice
Landini sposta poi lo sguardo oltre i confini nazionali e fotografa il fallimento della globalizzazione. Un modello che ha mostrato i suoi limiti, dice, anche negli Stati Uniti, con la delocalizzazione delle produzioni e la finanziarizzazione dell’economia che ha messo la finanza sopra agli Stati e alla politica.
E qui il discorso si collega all’Italia: precarizzazione del lavoro, competizione al ribasso tra lavoratori, crescita delle disuguaglianze. Non è un destino inevitabile, sostiene, ma il frutto di scelte politiche.
Libertà e mercato: un inganno durato vent’anni
Il passaggio finale è quasi filosofico, ma politicamente affilato. “Negli ultimi 15-20 anni ha prevalso un’idea di libertà fondata sul mercato“, dice Landini. Un’idea che si è contrapposta a quella della Costituzione, fondata sulla giustizia sociale. “L’altro modello di libertà è stato assunto dalle forze di destra e ha fatto cultura“, conclude, lasciando intendere che la battaglia non è solo economica, ma anche culturale.
Uno scontro tra visioni del mondo, in cui il sindacato non vuole restare a guardare. Ma mentre Landini chiama alla mobilitazione, il governo tira dritto. La partita è appena iniziata.