
Hanno ragione Rita e Giuseppe Poggi, «lei è qui». La presenza di Chiara si percepisce intensamente in questo salotto, dove il 13 agosto 2007 ha respirato per l’ultima volta. Ogni cosa parla di lei, anche ciò che non è più visibile, come il sangue che un amico tappezziere venne a rimuovere dal pavimento, dai muri, e dai gradini che portano in cantina.
La scena del delitto e il ricordo
Ci troviamo sul luogo del delitto, e per chi ha visto le fotografie scattate in quel giorno lontano, è impossibile non sovrapporle all’attuale immagine di questa stanza. Si riesce quasi a seguire la scia di sangue sul pavimento, nel punto in cui Alberto Stasi avrebbe trascinato il corpo fino alla porta delle scale; si distingue la macchia più estesa davanti ai gradini che scendono, fino a immaginare lei, Chiara, in fondo, ormai senza vita.
Il prossimo 31 marzo, Chiara Poggi avrebbe compiuto 44 anni. Come ogni anno, i suoi genitori acquisteranno un mazzo di dieci rose bianche per portarle al cimitero. «Per me resterà sempre la ragazza che era», dice Rita, «non riesco a immaginarla cresciuta, adulta, con una famiglia. Lei era ed è la Chiara che tutti conoscete attraverso le fotografie».
Giuseppe, suo marito, confida: «Non so quante volte mi sono chiesto come sarebbe oggi, cosa farebbe… ma non sono mai riuscito a trovare una risposta». Poi si ferma, si emoziona. «Purtroppo, non l’ho mai sognata. Mia moglie, ogni tanto, sì. Ma nei miei sogni lei non è mai comparsa. Eppure sarei felice di rivederla e parlarle».