
Il confronto tra Forza Italia e Lega si riaccende, stavolta sul terreno delle politiche europee e della difesa comune. Dopo le tensioni sul decreto cittadinanza per gli oriundi, approvato ieri in Consiglio dei ministri, è ora il riarmo europeo a innescare nuove scintille nella maggioranza.
Da una parte, il ministro degli Esteri Antonio Tajani rilancia la linea europeista del suo partito. Collegato in video a un convegno di Forza Italia, e rivolgendosi anche alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il leader azzurro ha ammonito: “L’Europa si può criticare, ma non sfasciare. Non servono sfasciacarrozze”. Tajani ha ribadito il sostegno a una visione costruttiva dell’Unione: “Abbiamo bisogno di donne e uomini di buon senso che facciano una buona politica per proteggere l’interesse di mezzo miliardo di persone, fra i quali ci siamo noi”.
Nessuna rottura, ma una linea netta anche nei rapporti di governo: “Siamo leali con il governo, ma non piegheremo la testa quando si tratta di difendere i nostri valori” ha precisato Tajani, rivendicando il ruolo di terza forza politica nazionale e seconda nel centrodestra.
Dall’altra parte, la Lega conferma la sua opposizione al progetto comunitario di potenziamento delle difese. In una nota diffusa stamani, il Carroccio ha annunciato l’intenzione di promuovere una iniziativa comune dei Patrioti europei per chiedere alla presidente von der Leyen di ritirare il piano da 800 miliardi destinato alla difesa. “Non servono maxi-investimenti per comprare munizioni” si legge nella nota, “i cittadini europei meritano investimenti per lavoro, sanità e sicurezza interna”.
Il messaggio leghista è chiaro: “Il piano per il riarmo è nato già morto”. La Lega chiede un ampio dibattito parlamentare, denunciando l’intenzione della Commissione di procedere senza un reale confronto: “Von der Leyen vuole evitarlo a tutti i costi”.
La tensione tra i due partiti, ormai ricorrente, mostra quanto sia fragile l’equilibrio nel centrodestra di governo. Sullo sfondo, le elezioni europee si avvicinano e la distanza tra le due anime dell’esecutivo si fa sempre più evidente.