
Donald Trump ha lanciato un duro avvertimento all’Iran: “Se non stringono un accordo, ci saranno bombardamenti come non ne hanno mai visti prima”. Parole che segnano un’escalation retorica sul dossier del nucleare iraniano, pronunciate in un’intervista concessa a Nbc News. Il presidente ha inoltre evocato dazi secondari contro Teheran, un’arma economica già impiegata in passato per aumentare la pressione. Ha però ammesso che, nonostante le minacce, i contatti diplomatici tra funzionari statunitensi e iraniani sono in corso.
Le dichiarazioni di Trump si inseriscono in un lungo e complesso percorso di negoziati internazionali sul programma nucleare di Teheran, iniziato nei primi anni Duemila, quando l’Agenzia internazionale per l’energia atomica cominciò a sollevare dubbi sulla reale natura degli impianti iraniani. Da allora, la questione è diventata uno dei principali nodi geopolitici del Medio Oriente.
Il primo tentativo serio di dialogo si è avuto nel 2003, con l’accordo ad interim tra Iran ed Europa. Ma è stato solo nel 2015 che si è giunti a un’intesa storica: il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), siglato tra Teheran, i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU e la Germania. L’intesa prevedeva una significativa riduzione delle attività nucleari iraniane in cambio della fine delle sanzioni internazionali. Ma nel 2018, proprio Trump decise di stracciare l’accordo, definendolo “uno dei peggiori mai firmati dagli Stati Uniti”, e reintroducendo pesanti sanzioni.
Da quel momento in poi, l’Iran ha progressivamente ripreso l’arricchimento dell’uranio, violando i limiti precedentemente concordati. I tentativi di rilanciare l’intesa sono andati avanti sotto l’amministrazione Biden, ma senza risultati concreti. Oggi, il nuovo irrigidimento annunciato da Trump rischia di chiudere qualsiasi spiraglio diplomatico e riaccende lo spettro di un confronto diretto.
Intanto, la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione. La minaccia di “bombardamenti come non mai” riporta indietro il pendolo della diplomazia, facendo tremare un equilibrio già fragile. E a Teheran, dove la linea dura continua a prevalere, l’ennesima sfida potrebbe diventare l’occasione per rilanciare la retorica dell’assedio e alimentare nuove tensioni nella regione.