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Ucciso per aver detto “via Hamas”: il caso Oday Nasser scuote Gaza

Pubblicato: 30/03/2025 14:02

Tel Aviv – Aveva solo 22 anni Oday Nasser Al Rabay, ed è morto per aver chiesto un futuro diverso, senza il giogo di Hamas. Il suo corpo martoriato è stato ritrovato nel fine settimana davanti all’abitazione di famiglia, un messaggio di terrore nella Striscia di Gaza, dove ogni voce dissidente sembra dover pagare con la vita.

Oday era sceso in strada pochi giorni prima, tra le rovine di un territorio devastato da mesi di guerra, per unirsi a un’ondata di proteste spontanee che, per tre giorni consecutivi, hanno invaso Gaza al grido di “Vogliamo vivere!” e “Via Hamas!”. Parole gridate tra le macerie, da una generazione stremata, ma ancora capace di sperare. Parole che, secondo l’accusa della sua famiglia, sono costate a Oday il rapimento, la tortura e l’esecuzione per mano dei miliziani islamisti.

Il grido della famiglia: “Hamas l’ha ucciso”

Durante il funerale, slogan contro Hamas sono tornati a farsi sentire, e la famiglia del ragazzo, in un video diffuso sui social, ha apertamente accusato il movimento di governo della Striscia, indicando il gruppo come responsabile dell’omicidio. Una presa di posizione rara, coraggiosa, in un clima dove la paura spesso impone il silenzio.

Ihab Hassan, attivista palestinese di Ramallah che si trova negli Stati Uniti, ha pubblicato su X le immagini del corpo torturato di Oday e raccontato che membri armati della sua famiglia avrebbero assaltato un rifugio delle Brigate Al-Qassam, il braccio armato di Hamas, chiedendo giustizia e invocando il sostegno internazionale delle organizzazioni per i diritti umani. Sui social circola anche il nome del presunto responsabile, un membro delle Brigate.

Le proteste e la repressione

Dopo tre giorni di manifestazioni, le proteste si sono fermate, e il motivo sembra legato proprio alla brutale repressione. Hamas accusa Israele di manipolare le piazze per indebolirla, ma nella Striscia la tensione è palpabile. Il movimento islamista controlla Gaza dal 2007 e porta ancora il marchio indelebile dell’attacco del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele, che ha innescato una guerra devastante con oltre 50mila morti palestinesi.

Dopo una breve tregua, il 18 marzo Israele ha ripreso i bombardamenti e i carri armati si sono di nuovo avvicinati a Rafah, mentre all’interno della Striscia il dissenso viene stroncato nel sangue. La morte di Oday, il primo caso documentato di una vittima delle manifestazioni, diventa così il simbolo più tragico di una gioventù soffocata, non solo dal conflitto, ma anche da chi la governa.

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