
«Ero con la polizia quando abbiamo trovato nostro figlio». La voce di Alberico, il padre di Edoardo Mangano, è un sussurro spezzato dal dolore. È stato lui a ricostruire le ultime ore di vita del figlio diciassettenne, morto folgorato nei pressi della stazione di Verona Porta Vescovo, dopo essere salito su un vagone connesso all’alta tensione.
Cosa è successo sul treno
Quella sera di venerdì, Edoardo era uscito con alcuni amici. Erano stati in centro, avevano bevuto qualcosa e poi avevano deciso di andare alla discoteca Love. «Ma lì non li hanno fatti entrare perché avevano bevuto ed è venuto in mente di entrare da dietro, nella zona della stazione», racconta il padre.
A quel punto, secondo la testimonianza di un amico, Edoardo e un altro ragazzo sono saliti su un vagone. Il primo a essere colpito dalla scossa elettrica è stato l’amico.
L’ultima telefonata
Preso dal panico, Edoardo ha afferrato il cellulare e ha chiamato un altro amico per chiedere aiuto. «Siamo sul vagone, chiama il 118», sono state le sue ultime parole. Poi il telefono si è spento, la batteria era scarica.
Senza pensarci, Edoardo ha cercato di aiutare l’amico ferito, tentando di tirarlo giù. Ma in quel momento una seconda scarica elettrica lo ha colpito, uccidendolo sul colpo.
L’altro ragazzo, sotto choc e gravemente ferito, si è allontanato barcollando fino a perdere conoscenza. È stato solo il giorno dopo, grazie al personale del pronto soccorso che ha insistito con le domande, che il giovane ha iniziato a ricordare cosa fosse successo.
La disperata ricerca e il ritrovamento
Scattato l’allarme, i genitori di Edoardo sono stati avvisati. «Stanotte siamo andati a cercarlo con gli amici», racconta Alberico. «L’amico ci ha detto che si era svegliato e non c’era nessuno. Sabato è tornato a casa, ha dormito e poi è andato al pronto soccorso».
Ma ormai era troppo tardi. Edoardo era già senza vita.
Il sogno della musica rap e un futuro spezzato
Edoardo era un ragazzo con grandi sogni. «Aveva appena finito un lavoro come operaio e in settimana aveva due colloqui per fare il cameriere», racconta il padre. Ma la sua vera passione era la musica rap.
Sognava di lavorare con le etichette di Bologna, e i suoi genitori lo sostenevano, chiedendogli però di fare anche qualche esperienza lavorativa.
A Verona, dove viveva con il papà, la mamma Isabella, la sorellina e i suoi due inseparabili cani, Edoardo era molto conosciuto. Un ragazzo solare, pieno di voglia di fare, con un’anima gentile.
Nella notte della tragedia, il suo ultimo pensiero non è stato per sé, ma per l’amico. Ha cercato di salvarlo, e ha perso la vita.