
Le Borse europee chiudono una giornata negativa, influenzata dall’entrata imminente in vigore dei dazi statunitensi, previsti per il 2 aprile. Piazza Affari registra un netto ribasso (-1,72%, a 38.072 punti), seguito da un calo del Dax di Francoforte (-1,16%, a 22.197 punti). Anche il Cac 40 di Parigi perde l’1,58%, scendendo a 7.790 punti, mentre il Ftse 100 di Londra diminuisce dello 0,83%, fermandosi a 8.587 punti. Tra i titoli in evidenza, sul listino tedesco, segnaliamo i ribassi di BMW (-3,22%), Mercedes Benz (-2,84%) e Airbus (-1,78%). A Londra, il crollo di IAG (-6,62%), il gruppo che controlla British Airways e Iberia, pesa in modo significativo. A Parigi, Louis Vuitton perde il 2,49% e Pernod Ricard scende del 2,8%.
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Le Borse europee subiscono una perdita di 245 miliardi a causa dei dazi annunciati da Donald Trump. Lo Stoxx 600, che comprende le 600 principali azioni europee, cede l’1,5%, riducendo la capitalizzazione totale di circa 245 miliardi di euro. A Piazza Affari, l’indice Ftse Mib perde l’1,77%, con un danno di 16,43 miliardi. Gli indici mondiali sono disponibili in tempo reale per monitorare la situazione.
Antonio Cavarero, Head of Investments di Generali Asset Management, commenta così la situazione: “I mercati finanziari sono ancora incerti a causa delle politiche commerciali più severe adottate dalla nuova amministrazione statunitense. L’avvicinarsi della data del 2 aprile, con l’introduzione dei dazi, ha creato maggiore preoccupazione. Le politiche commerciali aggressive potrebbero influire negativamente sulla crescita economica globale, generando ulteriore incertezza. Anche le Borse europee, che fino a qualche mese fa mostravano una performance migliore rispetto a Wall Street, stanno iniziando a risentirne.”

Sul fronte dei dazi, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Trump starebbe considerando l’introduzione di dazi universali del 20% per tutti i Paesi con cui gli Stati Uniti hanno scambi commerciali. Tuttavia, il presidente ha sottolineato che le tariffe saranno “più leggere di quelle che questi Paesi hanno applicato agli Stati Uniti negli ultimi decenni”, lasciando ancora spazio all’incertezza sul piano tariffario. Sul piano geopolitico, le tensioni tra Stati Uniti e Russia sembrano riacutizzarsi.
A Piazza Affari, l’indice Ftse Mib termina la giornata con una perdita dell’1,77% (38.051 punti). Il calo è stato guidato dalle dichiarazioni di Donald Trump, che ha confermato che i dazi reciproci saranno applicati a praticamente tutti i Paesi. Tra i titoli più colpiti, troviamo il settore finanziario, con Unicredit (-3,14%), Intesa Sanpaolo (-1,83%), MPS (-4,57%), Mediobanca (-3,20%) e Banco Bpm (-2,54%). In calo anche Tim, che perde lo 0,58% a 0,3108 euro per azione, mentre Poste Italiane scende dell’1,35%. Tra gli industrial i peggiori sono Iveco (-4,86%), Stellantis (-2,10%) e Pirelli (-0,55%). I titoli energetici resistono meglio: Eni è quasi invariata, mentre Enel perde lo 0,50%. Snam si distingue con un guadagno dello 0,52%, mentre Terna guadagna lo 0,58%, toccando il suo massimo storico.
La Juventus, nonostante una vittoria in campo contro il Genoa, continua a soffrire in Borsa. Il titolo del club perde il 4,64%, portandosi a 2,88 euro, con gli investitori preoccupati per i recenti sviluppi finanziari. La holding Exor, che controlla il club, ha versato 15 milioni di euro per un futuro aumento di capitale, al fine di affrontare le difficoltà economiche legate ai risultati deludenti nelle competizioni internazionali.
Spread stabile, con il differenziale di rendimento tra il Btp decennale e il Bund tedesco che si attesta a 113 punti. Il rendimento del Btp decennale scende al 3,80%, rispetto al 3,85% precedente.
Nel mercato delle valute, l’euro scambia a 1,0818 contro il dollaro, mentre lo yen si attesta a 161,50. Il dollaro scende a 148,30. Sul fronte delle materie prime, il greggio segna un lieve recupero, con il WTI a 69,55 dollari al barile e il Brent a 72,93 dollari. In calo il gas naturale (-1,8%), mentre l’oro raggiunge nuovi massimi, scambiando a 3.118 dollari l’oncia, spinto dall’avversione al rischio degli investitori.