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Omicidio vigilessa Sofia Stefani: tra tensioni in ufficio e dipendenza psicologica

Pubblicato: 01/04/2025 22:41

Prosegue il processo a carico di Giampiero Gualandi, l’ex comandante della polizia locale di Anzola, accusato di aver ucciso l’ex collega Sofia Stefani, con la quale aveva avuto una relazione. In aula emergono dettagli su un ambiente di lavoro teso, segnato da gelosie, maldicenze e conflitti interni.

Alcuni testimoni hanno descritto la 33enne come una donna solare e piena di umanità, ma anche bersaglio di veleni e dissapori tra i colleghi della municipale intercomunale di Sala Bolognese e Anzola dell’Emilia. “Veniva tormentata in tutti i modi”, ha dichiarato una testimone. “Le facevano tribolare e le assegnavano compiti poco ortodossi senza spiegazioni.”. La relazione con Gualandi, secondo alcune testimonianze, aveva contribuito a renderla oggetto di commenti e battute di cattivo gusto.

Un clima lavorativo ostile e le tensioni con il comandante

L’agente Patrizia Buzzoni e la comandante Silvia Fiorini hanno confermato che Stefani subiva pressioni e discriminazioni per il suo rapporto con Gualandi.

“Tra me e Gualandi non c’erano rapporti distesi – ha spiegato Fiorini – il suo atteggiamento era sempre ostruzionistico”. La comandante ha inoltre precisato che il 63enne non avrebbe dovuto portare armi in servizio, in quanto responsabile dell’ufficio contenzioso da gennaio 2024. “Era assegnatario di una pistola, ma non la poteva portare. Nessun collega ha mai pulito le armi in ufficio.” Eppure, alcuni colleghi hanno dichiarato di aver visto Gualandi maneggiare la Glock in più occasioni, senza però notare atteggiamenti sospetti.

Un rapporto di dipendenza e le difficoltà di Sofia

L’agente Doboletta, che conosceva sia la vittima sia l’imputato, ha raccontato di inimicizie e antipatie che Sofia aveva attirato nel tempo. “Le lamentele su di lei erano costanti”, ha dichiarato Fiorini. “Alcuni colleghi rifiutavano di fare i turni con lei, perché interagiva fuori contesto con i cittadini fermati e non rispettava il rapporto gerarchico.” Nonostante il licenziamento, Sofia continuava a vedere Gualandi come un punto di riferimento. Secondo Fiorini, la giovane passava molto tempo nel suo ufficio. L’agente Buzzoni, diventata sua confidente, ha raccontato di una situazione di forte disperazione e pressione psicologica. “L’ho vista piangere, ma mai aggredire qualcuno. Con Gualandi c’era una dipendenza psicologica: gli chiedeva tanti consigli. Ci siamo chiesti perché i colleghi la tormentassero tanto… era solo una ragazza che cercava la sua strada.”

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