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Paolo Guzzanti: «Sono rimasto con 14 euro in tasca». Il grido d’aiuto del giornalista

Pubblicato: 01/04/2025 15:23
paolo guzzanti

Un appello accorato, senza filtri, quello che Paolo Guzzanti, storico giornalista, politico ed editorialista, lancia dalle pagine de La Notizia. A 85 anni, dopo una vita trascorsa tra cronaca, politica e cultura, Guzzanti si ritrova «letteralmente a terra», schiacciato da spese mediche, tasse e solitudine.

Quattro operazioni in un anno e nessuna copertura

«Mi si sono ingorgate le spese mediche per quattro interventi in un anno, non coperte da assicurazione», scrive l’ex senatore, che aggiunge: «Mi restano 14 euro in contanti». È un racconto intimo, doloroso, ma anche profondamente condivisibile. Guzzanti si definisce «umiliato» per la richiesta d’aiuto, ma trova la forza di farlo pubblicamente, non solo per sé: «La mia storia assomiglia a quella di tanti italiani».

«Malato e in depressione»

Guzzanti oggi sta meglio, ma racconta di essere stato affetto da una seria insufficienza renale che lo ha costretto a passare sotto i ferri più volte in pochi mesi. A tutto questo si è aggiunta una «piccola depressione», che lo ha spinto a lasciarsi andare: «Non avevo neanche voglia di lavarmi i denti».

La sanità che non tutela più

Dopo cinquant’anni di assicurazione sanitaria privata – «da privilegiato, a mie spese» – Guzzanti punta il dito contro un sistema sanitario pubblico ormai ridotto all’osso: «Le liste d’attesa sono interminabili, i macchinari spesso inutilizzabili per mancanza di personale qualificato. E quando sei malato, finisci in un labirinto di visite, diagnosi e ticket insostenibili».

Tasse e Fisco, senza ritorno

Alla crisi sanitaria si somma quella fiscale. Guzzanti denuncia una pressione insostenibile: «Il Fisco in Italia non è lo Stato che ti protegge, è quello che ti spolpa per coprire i debiti». E aggiunge: «Negli altri Paesi, a fronte delle tasse, ricevi servizi. Qui, paghi solo per rimediare ai buchi».

Con un’ironia amara, cita il famoso motto della Rivoluzione americana: No taxation without representation. «In Italia le tasse non sono rappresentanza: sono imposizione senza ritorno. È ora che i cittadini abbiano voce in capitolo su come vengono spesi i loro soldi».

La famiglia, la natalità, l’aborto

Padre di tre figli, Guzzanti riflette anche sull’inverno demografico e sul peso economico che oggi grava sulle giovani coppie: «Il figlio è programmato come un mutuo. Il momento giusto per metterlo al mondo, così, non arriva mai». E su aborto e 194 è chiaro: «Va garantito, ma lo Stato deve aiutare le donne che vogliono tenere il bambino e non possono permetterselo».

«Divorziare è un lusso»

Infine, il racconto del suo secondo divorzio, una battaglia legale lunga cinque anni: «La mia ex pretendeva il mantenimento di quando ero parlamentare. Quei processi mi hanno rovinato». E denuncia: «Divorziare oggi è un lusso. Dovrebbe essere un diritto come l’aborto, come tutto ciò che riguarda la vita civile».

Una testimonianza che scuote

Il caso Guzzanti non è solo un appello personale. È lo specchio di un Paese che fatica a garantire dignità, salute e giustizia sociale, anche a chi ha contribuito per decenni al dibattito pubblico. La sua voce, adesso, rompe il silenzio che avvolge tanti italiani invisibili. E chiede, più che denaro, attenzione e consapevolezza.

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