
Parigi, il cuore della politica francese è una polveriera. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, grida al complotto: la sentenza che la dichiara ineleggibile per cinque anni sarebbe “un attacco nucleare” sferrato dall’establishment per impedirle la corsa all’Eliseo. E mentre il Paese si spacca, la magistratura finisce sotto scorta, sull’onda di una tensione senza precedenti.
La condanna che scuote la Francia
La decisione del tribunale di Parigi è stata un terremoto: quattro anni di carcere, due dei quali da scontare con il braccialetto elettronico, una multa di 100 mila euro e, soprattutto, l’interdizione immediata dalla vita politica. Una condanna che cambia tutto. Le Pen non può candidarsi, almeno per ora, ma ha già annunciato ricorso. La Corte d’Appello esaminerà il dossier entro l’estate del 2026, con tempi che permetterebbero un verdetto prima del voto presidenziale del 2027.
Il motivo della condanna? Un sistema di finanziamento illecito che avrebbe dirottato fondi del Parlamento europeo verso il Rassemblement National. Tra il 2004 e il 2016 il partito avrebbe utilizzato illecitamente risorse pubbliche per pagare assistenti parlamentari impegnati nelle attività del partito. Una rete che ha coinvolto 23 imputati, con condanne pesanti anche per i vertici della formazione politica erede del Front National.
Le Pen si ribella: “Ci vogliono eliminare”
Di fronte a un simile scenario, Marine Le Pen non ha attaccato il sistema. “Ci stanno togliendo la democrazia sotto gli occhi. Se usano un’arma così potente contro di noi è perché siamo sul punto di vincere” ha dichiarato, evocando un attacco orchestrato dalle élite per sbarrare la strada al suo partito. La leader del Rn ha poi puntato il dito contro il presunto doppiopesismo della politica francese: “Dopo questa sentenza, con quale credibilità potremo difendere Navalny in Russia o gli oppositori di Erdogan?”

Il clima è diventato incandescente. Bénédicte de Perthuis, la giudice che ha letto la sentenza, è sotto scorta dopo aver ricevuto minacce, così come gli altri magistrati del collegio giudicante. La tensione è alle stelle, e la polizia ha aperto un’indagine per minacce a pubblico ufficiale.
Bardella, il delfino che aspetta nell’ombra
Ma se Marine Le Pen non potrà correre, chi prenderà il suo posto? Per ora, il Rassemblement National nega qualsiasi piano B: “Il piano A resta Marine Le Pen candidata alla presidenza della Repubblica”, ha ribadito Sébastien Chenu. Ma l’ombra di Jordan Bardella si allunga. Il delfino ufficiale della leader ha sempre avuto ambizioni da premier, e ora potrebbe puntare direttamente all’Eliseo. I numeri lo confortano: un sondaggio Toluna Harris Interactive lo dà tra il 35 e il 36% al primo turno, in linea con Le Pen.
Marine comunque non sembra intenzionata a cedere il passo. La sua sfida con il potere giudiziario è appena iniziata e, in un Paese già profondamente diviso, il rischio di una radicalizzazione dello scontro è altissimo. La manifestazione di domenica a Parigi – convocata con lo slogan “Salviamo la democrazia, sosteniamo Marine” – sarà il primo banco di prova di questo scontro politico e istituzionale senza precedenti in Francia.