
L’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, è intervenuto a Mattino Cinque News tornando a parlare del caso Chiara Poggi e ribadendo la propria convinzione sull’innocenza di Alberto Stasi. «Ho sempre ritenuto, fin dal 13 agosto del 2007, che Alberto Stasi fosse innocente. Questa è sempre stata la mia idea corroborata da alcuni dati in mio possesso. Ciò non significa che Andrea Sempio sia colpevole. Chiara è stata uccisa da un killer, da un sicario».
“Errore non indagare subito Stasi”
Secondo l’avvocato, uno degli errori più gravi nelle indagini sarebbe stato quello di non notificare subito un avviso di garanzia a Stasi: «Le indagini sulla morte di Chiara Poggi non sono state condotte male, ma c’è stato un errore macroscopico all’inizio. L’errore è stato quello di non indagare Alberto Stasi già il 13 agosto. È stato ascoltato per dieci giorni senza che si potesse effettuare un esperimento giudiziale immediato».
Lovati sottolinea che sarebbe stato fondamentale verificare subito il racconto di Stasi, che dichiarò di aver scavalcato il cancello per entrare nella casa della vittima: «Bisognava portarlo in via Pascoli e verificare la veridicità del suo racconto con i Ris, controllando la presenza delle sue impronte sulla cancellata. Io dico che Alberto è innocente perché non è mai entrato in quella casa. Tutto il resto è stata una deviazione».
“Chiara uccisa da un sicario”
Alla domanda di Federica Panicucci sulla nuova ricerca del Dna all’interno della casa, l’avvocato ha espresso scetticismo: «Non servirà a nulla perché chi ha ucciso Chiara Poggi è un killer. Un sicario. Questa è una mia tesi, ma la dico non da avvocato, bensì da criminologo».
Lovati ha poi chiarito il motivo per cui, in un’intervista precedente, aveva parlato di una macchinazione: «Quell’indagine aveva avuto origine da un fascicolo privato commissionato dallo studio Giarda, che allora difendeva Stasi. Ho sempre ritenuto non genuini quei reperti, perché non rispettavano i criteri di autenticità richiesti dalla legge».
L’avvocato ha infine ricordato che nel 2017 il Gip Lambertucci aveva archiviato l’indagine su Sempio, definendola un «maldestro tentativo di riaprire il caso». «Non vedo perché oggi si debbano recuperare dati da quell’indagine», ha concluso Lovati.