
A vent’anni dalla morte di Giovanni Paolo II, un nuovo libro raccoglie le testimonianze di chi gli è stato vicino fino all’ultimo respiro. “Lasciatemi andare. Il racconto di chi gli è stato vicino fino all’ultimo giorno”, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, offre uno sguardo intimo e toccante sul pontefice polacco, attraverso i ricordi di Renato Buzzonetti, suo medico personale, del cardinale Stanislaw Dziwisz e del cardinale Angelo Comastri.
L’accettazione della malattia e il rapporto con il dolore
Uno degli aspetti più significativi della testimonianza di Buzzonetti – medico del Papa fino alla sua scomparsa – riguarda il suo atteggiamento nei confronti della malattia. Nonostante momenti di visibile sofferenza e disappunto, Wojtyła affrontava il dolore con profonda serenità, accettandolo come parte del suo cammino spirituale.
I frequenti ricoveri al Policlinico Gemelli, da lui stesso soprannominato “Vaticano III”, non scalfirono la sua determinazione. Anche nei momenti più difficili, Giovanni Paolo II rimase un esempio di fede e resistenza, trovando nel suo credo la forza di affrontare le prove fisiche.
Un’esistenza segnata dalla sofferenza
Il cardinale Dziwisz, storico segretario di Wojtyła, racconta come il Papa avesse vissuto il dolore fin da giovane. Orfano di madre, padre e fratello prima dei 21 anni, portava dentro di sé una cicatrice profonda. A queste sofferenze personali si aggiunsero quelle della sua patria: la Polonia martoriata dalla guerra e dal nazismo, seguita dalla lotta contro il comunismo.
“Le sue sofferenze personali si univano a quelle della nazione”, ricorda Dziwisz, sottolineando come la sua missione fosse indissolubilmente legata alla volontà di sostenere il suo popolo e la Chiesa nei momenti più bui.
Il ricordo della gente e la santità riconosciuta dal popolo
Il cardinale Comastri riporta alcune delle ultime testimonianze su Giovanni Paolo II, rivelando che nei giorni successivi alla sua morte, sulla sua tomba furono lasciati numerosi biglietti di preghiera.
“La gente chiede l’intercessione di Giovanni Paolo II, perché lo ritiene un santo”, racconta il cardinale. Molti lo invocano come patrono dei giovani e delle famiglie, o lo pregano per trovare la forza di perdonare, sopportare la sofferenza e affrontare la malattia.
Un’eredità spirituale immensa, quella lasciata da Giovanni Paolo II, che continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo.