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Pd, ennesima frattura: nuove divisioni a Strasburgo sulla difesa europea

Pubblicato: 02/04/2025 14:45

Il Partito Democratico continua a mostrare crepe profonde sulla politica estera e di difesa. Ancora una volta, a Strasburgo, la delegazione dem si è spaccata sul piano di riarmo europeo promosso da Ursula von der Leyen, rivelando un partito incapace di trovare una linea comune su uno dei temi più delicati dello scenario geopolitico.

L’ennesima divisione nel Pd

Oggi il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione sulla relazione annuale 2024 sull’attuazione della politica di sicurezza e difesa comune con 399 voti a favore, 198 contrari e 71 astenuti. Il Pd ha votato compatto sulla relazione generale, ma si è diviso sugli emendamenti legati al piano ReArm Europe, il progetto di Bruxelles per rafforzare la capacità militare dell’Unione.

Il capodelegazione dem Nicola Zingaretti aveva chiarito la posizione ufficiale del partito: sì a una politica estera e di difesa comune europea, no alla corsa al riarmo dei singoli Stati membri. Una presa di posizione che ha portato i dem a bocciare gli emendamenti a sostegno del piano von der Leyen.

Eppure, non tutti nel PD hanno seguito la linea. Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, e Giorgio Gori hanno scelto di votare a favore degli emendamenti legati al riarmo. In una nota congiunta hanno difeso la loro scelta, sostenendo che la costruzione di una difesa comune europea richiede un primo passo concreto, rappresentato proprio dal piano ReArm.

Riformisti vs. sinistra interna: la spaccatura si allarga

Non è una sorpresa: il Pd sembra ormai condannato a una guerra intestina permanente tra l’anima riformista e quella più vicina alla sinistra radicale. Lo stesso Marco Furfaro, deputato dem e membro della segreteria nazionale, ha attaccato duramente i colleghi di partito favorevoli al piano di riarmo: “Il riarmo è un favore a Trump”, ha dichiarato senza mezzi termini.

Una divisione che non è una novità. Lo scorso 12 marzo, al voto sulla risoluzione generale sulla difesa europea, il Pd si era già frantumato su linee diverse. E mentre il centrodestra cerca di mantenere una parvenza di compattezza, i democratici continuano a litigare tra loro, rendendo difficile persino capire quale sia la loro posizione ufficiale sul tema.

Un partito senza bussola?

Se la guerra in Ucraina e la necessità di una difesa europea più forte hanno imposto un ripensamento generale sulle politiche di sicurezza, il Pd dimostra di non saper ancora trovare un equilibrio tra pragmatismo e ideologia. Questa nuova frattura a Strasburgo conferma una tendenza pericolosa: i dem sembrano più impegnati a combattersi tra loro che a costruire una visione chiara per il futuro dell’Italia e dell’Europa.

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