
Il fragile equilibrio diplomatico tra Russia e Ucraina vacilla sotto i colpi dell’artiglieria. Mentre la comunità internazionale osserva con apprensione le evoluzioni di un conflitto che sembrava poter trovare una tregua parziale, Mosca intensifica i suoi attacchi sulle infrastrutture energetiche ucraine. Un segnale inequivocabile che le trattative per un cessate il fuoco restano in bilico, nonostante le promesse fatte da Vladimir Putin al presidente americano Donald Trump.

La Russia attacca le infrastrutture energetiche
L’Institute for the Study of War denuncia un’escalation mirata: le forze russe continuano a colpire gli impianti energetici ucraini, sfruttando zone d’ombra negli accordi ancora in discussione. Secondo l’analisi del think tank, Mosca potrebbe interpretare le ambiguità della tregua per limitare l’uso di missili a lungo raggio e droni d’attacco, ma mantenere la pressione attraverso artiglieria e bombardamenti mirati. Un approccio che complica ulteriormente il quadro negoziale.
Le operazioni militari russe si concentrano nelle regioni di Sumy e Krusk, dove le truppe di Mosca avanzano lentamente ma inesorabilmente. Secondo l’ISW, la strategia russa mira a consolidare le posizioni a nord-est di Lyman, con l’obiettivo di accerchiare e catturare Borova e Lyman nei prossimi mesi. Inoltre, la pressione su Kharkiv e Zaporizhia si mantiene alta, mentre si intensificano gli scontri nelle oblast russe di Kursk e Belgorod.
Dazi del 500%
Intanto gli Stati Uniti hanno recentemente adottato un nuovo provvedimento legislativo che prevede sanzioni aggressive contro la Russia e l’introduzione di dazi del 500% sui beni importati da Paesi che continuano a comprare prodotti energetici dalla Russia. Queste misure saranno attivate se il Cremlino non accetterà una pace duratura con l’Ucraina. La mossa segna un ulteriore passo nelle tensioni internazionali legate al conflitto in corso.
Frustrazione alla Casa Bianca
Secondo quanto riferito da Fox News, alla Casa Bianca si sta diffondendo un crescente senso di frustrazione riguardo alla situazione. L’ex presidente Donald Trump ha accusato il Cremlino di rallentare deliberatamente i negoziati per un cessate il fuoco, complicando ulteriormente gli sforzi per una risoluzione pacifica del conflitto. Trump ha definito questo atteggiamento come un ostacolo significativo per il raggiungimento di un accordo duraturo.
Nuove sanzioni contro la flotta di petroliere russe
L’Amministrazione statunitense sta preparando un ulteriore pacchetto di sanzioni mirate, focalizzandosi in particolare sulla flotta di petroliere russe. Questi vascelli sono accusati di esportare greggio russo a prezzi superiori al tetto imposto dai Paesi del G7. Le sanzioni dovrebbero colpire duramente il sistema di approvvigionamento energetico della Russia, aumentando ulteriormente la pressione economica sul governo di Mosca. Le nuove misure fanno parte della strategia degli Stati Uniti per spingere la Russia a rispettare le richieste internazionali e a negoziare una pace che metta fine alla guerra con l’Ucraina.
Zelensky: “Attacchi deliberati per sabotare la pace”
Il presidente ucraino Zelensky non usa mezzi termini: gli attacchi russi agli impianti energetici sono “deliberati” e rappresentano una chiara dimostrazione della scarsa volontà di Mosca nel rispettare gli impegni diplomatici. Su X, Zelensky ha denunciato “una nuova ondata di attacchi sistematici” che sta causando blackout localizzati in diverse aree del Paese. “Putin non vuole garantire nemmeno un cessate il fuoco parziale“, ha dichiarato il leader ucraino, puntando il dito contro la strategia del Cremlino.

Dal canto suo, Mosca ribatte con la consueta narrazione speculare: il ministero della Difesa russo afferma di aver intercettato 93 droni ucraini sopra le regioni di Kursk, Belgorod e Rostov. Il conflitto informativo si fa sempre più acceso, con le due parti che si accusano reciprocamente di sabotare gli sforzi per una soluzione diplomatica.
Dmitriev atteso a Washington: una nuova apertura o un’illusione?
In un contesto così teso, l’annuncio del viaggio dell’inviato del Cremlino Kirill Dmitriev a Washington appare come uno spiraglio di dialogo. Secondo quanto rivelato dalla CNN, Dmitriev incontrerà l’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff, in un tentativo di riallacciare un filo diretto tra Mosca e Washington.
La notizia assume particolare rilevanza considerando che Dmitriev, direttore del Fondo russo per gli investimenti diretti, è sotto sanzioni internazionali. Per permettere la sua visita, gli Stati Uniti hanno temporaneamente sollevato le restrizioni o, quantomeno, avviato una richiesta formale in tal senso presso il Dipartimento del Tesoro.
Se confermata, sarebbe la prima visita di un alto esponente della nomenklatura russa negli Stati Uniti dall’inizio dell’invasione nel febbraio 2022. Il Cremlino mantiene un atteggiamento cauto. Dmitriev stesso ha lasciato intendere le difficoltà del dialogo con un post enigmatico su X: “Forse. La resistenza al dialogo tra Usa e Russia è reale, trascinata da interessi consolidati e narrative datate. Ma se migliori relazioni fossero esattamente quello di cui il mondo ha bisogno per una pace e sicurezza globali e durature?”.
Una pace ancora lontana
Gli sviluppi delle prossime settimane diranno se questo tentativo di dialogo permetterà o no una soluzione al conflitto. Ma i segnali sul campo suggeriscono che, al di là delle trattative diplomatiche, la Russia non intende fermare la sua offensiva. Con il cessate il fuoco sempre più lontano, l’Ucraina si prepara a un’altra fase di guerra logorante, mentre la comunità internazionale resta sospesa tra il realismo geopolitico e la speranza di un cambio di rotta.