Vai al contenuto

Difesa comune Ue, il centrodestra si spacca a Strasburgo: FI vota sì, Lega no, FdI si astiene

Pubblicato: 03/04/2025 07:52

STRASBURGO – Un altro scivolone diplomatico per il governo italiano, che davanti al voto sulla difesa comune europea si presenta diviso in tre. Alla relazione annuale del Parlamento Ue, Forza Italia ha detto , la Lega ha votato no e Fratelli d’Italia ha scelto di astenersi. Il risultato? Una nuova spaccatura, questa volta su un tema cruciale come la politica estera e la sicurezza dell’Unione.

Il documento è stato approvato con 399 voti favorevoli, tra cui i gruppi del Ppe, del Pse, dei liberali di Renew e parte dei verdi. A opporsi, 198 deputati, inclusi salviniani, M5S, SI, e alcuni dissidenti italiani come Marco Tarquinio, Cecilia Strada, Ignazio Marino e Leoluca Orlando. I 71 astenuti includono l’intera delegazione di FdI, che siede tra i conservatori di Ecr.

Il voto ha rivelato una linea frammentata nella coalizione di governo. Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di FI, ha cercato di minimizzare: «È normale, apparteniamo a famiglie politiche diverse». Ma l’opposizione attacca duramente. «A Roma non esiste più una maggioranza», affonda Nicola Zingaretti, mentre Francesco Boccia denuncia: «Il governo ha tre posizioni diverse su un tema strategico».

Il Partito Democratico, pur spaccato internamente sull’emendamento che sosteneva esplicitamente il piano Rearm-EU, ha votato compatto a favore della relazione finale. Ma il dissenso non è mancato: Pina Picierno, Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini si sono schierati a favore del riarmo europeo, provocando la reazione del Nazareno, che ha ribadito la linea ufficiale del partito.

Anche Giuseppe Conte (M5S) cavalca l’opposizione al piano Rearm: «Una follia dietro l’altra. Hanno infilato un Welcome al riarmo. Noi abbiamo votato contro. Il 5 aprile tutti in piazza a Roma». Un appello che potrebbe coinvolgere anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, tentata di partecipare per non lasciare campo libero a Conte.

Dietro le tattiche politiche, resta però un punto fermo: l’Italia, di fronte a un’Europa che punta a rafforzare la propria autonomia strategica, appare ancora una volta incapace di parlare con una voce sola. Un’incertezza che pesa, soprattutto quando la partita si gioca su sicurezza, difesa e credibilità internazionale.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure