
Il rapimento della piccola Sofia dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza continua a far discutere, soprattutto dopo le dichiarazioni degli avvocati della società Igreco Ospedali Riuniti, che difendono la struttura. Secondo i legali, la colpa dell’accaduto sarebbe da attribuire alla madre della bambina, che avrebbe “consegnato incautamente la piccola”, avendola ancora in custodia personale.
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La risposta dell’avvocato della famiglia
Le parole dei legali della clinica hanno scatenato l’indignazione della famiglia della neonata. A replicare è stata l’avvocata Chiara Penna, che ha rilasciato un’intervista a Fanpage, sottolineando come una simile accusa trasformi la vittima nel responsabile principale dell’accaduto. «Mi ricorda chi accusava le vittime di violenza sessuale di essersela cercata per aver indossato la gonna troppo corta. C’è poco da commentare oltre. Quasi quasi adesso chiediamo scusa noi per il trambusto creato», ha dichiarato con fermezza.
Il rapimento e le falle nei controlli
La piccola Sofia è stata portata via il 21 gennaio, circa 36 ore dopo il parto, da Rosa Vespa, che si è finta infermiera per ingannare la madre della bambina, Valeria Chiappetta. Quest’ultima, inizialmente fidatasi della donna, ha poi avuto sospetti e ha allertato le forze dell’ordine insieme al marito.
L’avvocata della famiglia ha evidenziato una grave mancanza nei protocolli di sicurezza della clinica, denunciando che nessuno abbia controllato l’identità della rapitrice. «Rosa Vespa ha fatto quello che voleva perché nessuno le ha mai chiesto: “Scusi, chi è lei?” Però doveva farlo la mia assistita», ha commentato con amara ironia. Il caso solleva dunque interrogativi sulle misure di sicurezza nelle strutture sanitarie e sulle responsabilità effettive in episodi così gravi.