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Riccardo Piatti rompe il silenzio sull’addio di Sinner: “Sono stato duro con lui, ma serviva”

Pubblicato: 03/04/2025 07:59

Dopo sette anni di lavoro fianco a fianco, la separazione tra Riccardo Piatti e Jannik Sinner nel 2022 ha segnato una svolta per entrambi. Piatti, uno dei coach più rispettati del circuito, ha scelto di parlare per la prima volta della fine del loro rapporto professionale e dell’impatto che ha avuto su di lui. “Ho smesso di vivere la vita degli altri. 52 settimane all’anno in trasferta, la mia famiglia che ruotava intorno alle esigenze del giocatore. Ora sono tornato a ciò che amo di più: insegnare tennis”, racconta il tecnico comasco.

Il Piatti Tennis Center di Bordighera continua ad accogliere giovani talenti, con l’obiettivo di formare i futuri campioni del circuito ATP. Tra i nomi più promettenti, Piatti cita il sardo Carboni, l’indiano Dhamne e il francese Debru. “Il nostro centro non è un supermercato, qui si cresce con metodo e dedizione”, sottolinea l’allenatore. Il divorzio da Sinner è stato un colpo difficile da assorbire, ma Piatti ha saputo trasformarlo in un’opportunità per dedicarsi a nuove sfide.

Sinner, Alcaraz e il cambio generazionale del tennis

Il mondo del tennis sta vivendo un momento di transizione, e Piatti, dal suo osservatorio privilegiato, analizza con lucidità la situazione. “Sinner è molto cresciuto, Alcaraz lo insegue ma ha ancora momenti di discontinuità. Non crocifiggiamolo: ha già vinto quattro Slam ed è del 2003, deve ancora costruirsi”, spiega il coach.

Tra i giovani emergenti, il brasiliano Joao Fonseca attira molte attenzioni, ma Piatti invita alla prudenza: “A 18 anni ha giocato solo 33 match ATP. Jannik, prima di fare il salto di qualità, ne aveva disputati 139. Diamo tempo a questi ragazzi”. Anche il ceco Jakub Mensik, recente vincitore a Miami, viene citato come un talento interessante, ma per Piatti il vero spartiacque è la mentalità: “Sinner sapeva chi era fin dall’inizio, proprio come i Big Three. Alcaraz lo sa a giorni alterni. Fonseca lo sa? Questo è il vero punto”.

Il ritorno di Sinner: “Dopo lo stop, sarà più forte”

Dopo tre mesi di stop a causa della controversia sul clostebol, Jannik Sinner tornerà in campo agli Internazionali d’Italia. Per Piatti, questa pausa potrebbe rivelarsi un vantaggio insperato: “La sospensione gli ha allungato la carriera. Il calendario è massacrante, mentalmente non ci si ferma mai. Lui tornerà fresco, carico e più motivato di prima”.

L’allenatore è convinto che il 2025 possa essere l’anno della consacrazione definitiva per il numero 2 del mondo: “Credo davvero che Jannik possa vincere il Grande Slam quest’anno. Ha il gioco, la testa e ora anche la freschezza necessaria”. L’episodio dello stop non ha intaccato la sua disciplina: “Molti tennisti, quando hanno delle pause forzate, si lasciano andare. In pandemia Gasquet prese otto chili, Jannik invece non ha perso un solo giorno di allenamento”.

Un addio inevitabile tra Piatti e Sinner: “Dovevo essere duro con lui”

La rottura tra Sinner e Piatti è stata inevitabile? Secondo il coach, il rapporto ha seguito il suo corso naturale. “L’ho preso a 13 anni e se n’è andato a 20. In quel momento, sentivo di dover fare così. Con lui dovevo essere l’allenatore rigoroso, a volte rigido. Era il mio ruolo”, spiega. Piatti sottolinea come il suo approccio sia stato essenziale per costruire il carattere di Sinner: “Il rigore può diventare un difetto, ma è anche ciò che permette di raggiungere il massimo livello. Un giorno, anche Dhamne mi manderà a quel paese. Fa parte del percorso”. La dinamica tra coach e giocatore, per lui, è sempre complessa: “Ivan Ljubicic mi rimproverava dicendomi: ‘Decidi pure tu, ma poi fai come dico io’. Jannik aveva bisogno di indipendenza, e a un certo punto il mio metodo è stato troppo per lui”.

Chi sarà il prossimo super coach di Sinner?

Con Darren Cahill pronto a lasciare il team di Sinner a fine stagione, il dibattito su chi potrebbe essere il suo prossimo allenatore è aperto. Piatti ha le idee chiare: “Carlos Moya sarebbe una scelta perfetta. È stato numero 1, conosce il circuito e ha una grande personalità”. Tra le altre opzioni, cita Renzo Furlan, Boris Becker e persino Ivan Ljubicic, già coach di Federer.

Quanto al suo percorso, Piatti non si sente sminuito per non aver ancora allenato un vincitore Slam: “Non credo di valere meno come coach per questo. E comunque, in Jannik e nei suoi successi, senza nulla togliere al suo team attuale, rivedo molto del lavoro che abbiamo fatto insieme”. Guardando al futuro del tennis, conclude con una certezza: “I campioni passano, ma il tennis non muore mai”.

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