
“Non ho premeditato il delitto, Ilaria l’ho uccisa la mattina del 26 marzo, dopo che lei ha dormito da me…”. Così si è espresso Mark Antony Samson durante l’interrogatorio per la convalida del fermo, cercando di chiarire le sue responsabilità nella tragica morte di Ilaria Sula, 22 anni.
Secondo la sua versione, la giovane si sarebbe presentata la sera del 25 marzo nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano della Capitale, per restituire alcuni abiti. Sempre stando al racconto del 23enne, Ilaria avrebbe deciso di fermarsi a dormire per evitare di tornare a casa con i mezzi pubblici, dopo aver trascorso alcune ore con lui. I due avevano da poco interrotto una relazione complicata, fatta di momenti di riavvicinamento e rotture.
Lo spostamento dell’orario del delitto, come riferito da Samson, escluderebbe un coinvolgimento diretto dei suoi genitori, ipotesi finora al vaglio degli inquirenti per un possibile ruolo nell’occultamento del cadavere.
L’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari è durato circa cinque ore. Samson, laureato in Architettura alla Sapienza e assistito dall’avvocato Alessandro Pillitu, ha risposto a tutte le domande del gip: dalla dinamica dell’omicidio all’occultamento del corpo, fino al ruolo dei familiari. Ha inoltre cercato di spiegare perché abbia inflitto a Ilaria tre coltellate al collo, rivelatesi letali.
Nei giorni precedenti, davanti al pm Francesco Presta, il ragazzo aveva preferito non rispondere su molti aspetti. Tuttavia, dopo l’autopsia che ha fornito ulteriori dettagli e l’emersione delle immagini dell’auto ripresa da una fototrappola nei pressi di una discarica abusiva a Poli, sembra che Samson abbia fornito nuove ammissioni.
Ora spetta al giudice decidere se convalidare il fermo. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, restano ancora aperte su diversi punti, soprattutto sul possibile coinvolgimento di terzi nella gestione del corpo.