
Nel corso del processo di appello sull’omicidio di Saman Abbas, la procuratrice generale Silvia Marzocchi ha dichiarato che la 18enne pachistana “è stata condannata a morte da tutta la famiglia”. La frase è emersa durante una lunga requisitoria, che ha visto la Marzocchi parlare per cinque ore. L’omicidio di Saman è stato commesso per mano di alcuni membri della sua famiglia: il padre, la madre, lo zio e due cugini, accusati di averla uccisa per motivi legati al controllo sociale e culturale.
Il processo di appello
Al termine della lunga arringa, la pubblica accusa non ha concluso il proprio intervento, e ha annunciato che proseguirà lunedì, quando presenterà le conclusioni finali e le richieste di pena. Un punto centrale della requisitoria è stato il racconto del fratello di Saman, il quale è stato ritenuto un testimone attendibile. “Racconta le cose per come sono”, ha sottolineato la procuratrice, riferendosi alle sue dichiarazioni.
Implicazioni culturali e sociali
Il caso ha attirato l’attenzione pubblica per le sue implicazioni legate alla violenza domestica e ai conflitti culturali all’interno delle famiglie migranti, temi che saranno sicuramente al centro anche nelle prossime udienze.