
Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, continua a far discutere. Recentemente, la difesa di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima e condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio, ha riportato l’attenzione su alcune circostanze che potrebbero gettare nuova luce sulla vicenda.
Due uomini, di cui uno è Andrea Sempio. È questa l’indicazione che la difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, ha dato alla Procura di Pavia. Nell’esposto del 27 luglio 2023, firmato dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, si insinuano i sospetti sull’amico del fratello della vittima. L’«Adnkronos» è entrato in possesso delle pagine della denuncia, in cui la difesa del condannato fa riferimento ad un’intervista concessa dal genetista Francesco De Stefano, il perito a cui la Corte d’Assise d’Appello di Milano si rivolge nel processo bis contro Stasi, in cui si apprendono “per la prima volta circostanze fino ad allora sconosciute, su tutte l’asserita ri-eluizione dell’estratto, non menzionata in perizia”, da tradursi nella tecnica impiegata per acquisire le tracce genetiche sulle unghie di Chiara Poggi.
Per la difesa sembra doveroso approfondire “lo stato di degradazione del Dna”, tenuto conto dell’evoluzione scientifica nel campo. Ma non è finita qui: il «Messaggero» scrive che gli avvocati si sono rivolti a due figure: il genetista Ugo Ricci e Lutz Roewer, esperto internazionale di profili Y. A loro tocca “analizzare il Dna che la stessa difesa di Stasi si era procurata ‘rubando a Sempio una tazzina, un cucchiaino e una bottiglia d’acqua in un bar”. Si sostiene nella consulenza difensiva “che i dati genetici cristallizzati nella perizia del professor De Stefano del 2014 risultano sicuramente ‘utilizzabili per esami comparativi’ e che dunque il Dna trovato sulle unghie della vittima possa essere confrontato con quello di chi frequentava casa Poggi. Una traccia a cui va dato il giusto peso visto che le sentenze precisano che la ventiseienne non ha provato a difendersi dall’aggressore”, riferisce sempre il quotidiano.
Il software esclude Stasi da ogni contatto con la mano della vittima e, invece, individua due Dna maschili, uno ancora ignoto. La difesa dell’uomo è dell’avviso che su un’unghia della mano destra “vi è un supporto forte all’ipotesi di identificazione che Andrea Sempio (assunto che vi sia un altro uomo sconosciuto nella traccia) abbia contribuito alla formazione della traccia”. Mentre su un’unghia della mano sinistra “vi è un supporto moderato all’ipotesi di identificazione che Andrea Sempio (assunto che vi sia un altro uomo sconosciuto nella traccia) abbia contribuito alla formazione della traccia”.
Le conclusioni sono state fatte proprie anche dalla Procura di Pavia, che si è affidata all’esperto Carlo Previderé. Quest’ultimo ha rilevato una compatibilità tra il materiale genetico rinvenuto sotto le unghie della vittima e quello attribuito ad Andrea Sempio. Si parla ad ogni modo di una compatibilità presunta: difatti la Procura non ha mai avuto a disposizione un campione ufficiale del Dna di Sempio, ma ha lavorato su quello raccolto nell’ambito delle indagini difensive del condannato. Per questo lo scorso marzo, Sempio è stato sottoposto a un prelievo formale. La consulenza Previderè ha chiarito anche un’altra cosa: il cromosoma Y estratto dai frammenti delle unghie della vittima non riconosce una singola persona, ma identifica la linea paterna. Vista l’ipotesi di “un altro uomo sconosciuto nella traccia” c’è già chi si prepara a chiedere Dna a tappeto su tutti gli uomini (cromosoma Y) che frequentavano la villetta di via Pascoli a Garlasco.