
Thiago Motta rompe il silenzio dopo l’addio anticipato alla Juventus e lo fa con parole cariche di delusione, ma anche di orgoglio per il lavoro svolto. «Non è andata come speravamo, soprattutto in Coppa Italia e Champions. Ma non parliamo di fallimento: eravamo a un punto dal quarto posto. Il progetto era triennale, con una rivoluzione profonda e un ringiovanimento della rosa».
L’ex tecnico bianconero spiega che «la fiducia della società era stata espressa pubblicamente, poi qualcosa è cambiato». Non nega errori: «Tante cose rifarei, tante le cambierei, specie nelle ultime due partite». Ma respinge con forza le voci di uno spogliatoio contro: «Chi lo dice è un bugiardo. Ho sempre avuto un rapporto professionale e umano basato sul rispetto. Ho ricevuto messaggi privati da molti giocatori, anche da quelli con cui sono stato più severo».
Sul presunto litigio con Giuntoli: «Mai successo. Mai avuto una conversazione del genere». E anche la frase su Yildiz? «Mai detto che non doveva sentirsi Messi. Kenan ha potenziale enorme, ha giocato tanto perché lo meritava». Su Koopmeiners: «Pagato tanto, le aspettative erano alte. Ma è un professionista esemplare, tornerà ai suoi livelli».
Difende le scelte su Fagioli e Kean, rimpiange Nicolussi Caviglia: «Avremmo dovuto trattenerlo». E sul rapporto con Vlahovic: «Buono, anche se quando non giocava non era felice. Ma ha sempre rispettato le mie decisioni».
Motta rivendica la scoperta di Savona e Mbangula, e spiega la rotazione dei capitani: «Essere capitano per me non è un gioco. Locatelli ha i valori giusti». Ammette che cambiare spesso formazione ha creato instabilità, ma era necessario per gli infortuni e i ritmi serrati.
Infine, il commiato: «Sono stato onesto, diretto, sempre disponibile al confronto. Non sono stato tradito da nessuno. E ringrazio i tifosi per tutto ciò che abbiamo vissuto. Ora mi godo la mia famiglia, ma sono pronto per la prossima sfida».