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Dazi, fermare Trump? C’è chi può farlo! Ecco come

Pubblicato: 07/04/2025 14:03

Gli Stati Uniti sono nati per sottrarsi al potere assoluto di un monarca, e questo principio è scolpito nella loro Costituzione, che pone precisi limiti ai poteri del presidente. Il sistema statunitense è una repubblica presidenziale, ma con molti poteri fondamentali attribuiti al Congresso, il Parlamento. Tra questi, c’è anche il potere di imporre tasse e dazi doganali.

È bene ricordare, soprattutto nei momenti di tensione economica e politica, che l’articolo I, sezione 8, clausola 1 della Costituzione assegna chiaramente al Congresso l’autorità di «imporre e riscuotere tasse, dazi, imposte e accise» e di «regolare il commercio con le nazioni straniere». Non è quindi il presidente ad avere, di diritto, questo potere.

Tuttavia, per ragioni pratiche e politiche, il Congresso ha nel tempo delegato al presidente la possibilità di agire sui dazi attraverso due leggi specifiche. Il Trade Expansion Act del 1962, firmato quando alla Casa Bianca c’era John F. Kennedy, autorizza l’intervento presidenziale in materia tariffaria per ragioni di sicurezza nazionale, previa indagine del Dipartimento del Commercio. A questa si aggiunge il Trade Act del 1974, in epoca Ford, che permette al presidente di reagire a pratiche commerciali scorrette da parte di altri Paesi.

Ma si tratta comunque di delege legislative, non poteri costituzionali: il che significa che il Congresso può revocarle o modificarle in qualsiasi momento, con una semplice maggioranza. Se volesse, potrebbe revocare oggi stesso il potere conferito a Trump in materia di dazi.

Certo, il presidente avrebbe la possibilità di porre il veto. Ma anche questo può essere superato con una maggioranza qualificata: servirebbero i voti favorevoli di due terzi sia alla Camera che al Senato.

Facendo i conti: basterebbe un fronte compatto di democratici, unito a 75 deputati e 20 senatori repubblicani, per riportare il controllo sui dazi interamente nelle mani del Congresso.

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