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Meloni scherza sugli Usa: «Il risultato? Vorrei lo zero a zero». Durissimo attacco dell’opposizione

Pubblicato: 08/04/2025 07:54

Gli oppositori come Schlein e Renzi attribuiscono a Giorgia Meloni la responsabilità dei «colpi devastanti» inferti da Trump all’economia italiana, accusandola di non avere una strategia chiara. La reazione della premier è pronta, con due vertici a Palazzo Chigi. In novanta minuti, la Meloni traccia con determinazione una strategia per contrastare i dazi, supportata dalla recente istituzione di una task force. Dopo, un incontro di dieci minuti con i vicepremier per definire gli aspetti più politici della questione. «È necessario lanciare messaggi positivi», afferma la premier, «le borse stanno crollando per il panico, non per i dazi».

Nel primo incontro, i ministri Tajani, Salvini, Giorgetti, Foti, Lollobrigida e Urso, accompagnati dal sottosegretario Mantovano, discutono degli impatti economici delle nuove tariffe imposte dagli Stati Uniti. Meloni incita alla calma, evitando allarmismi, ma il mercato azionario di Milano crolla. Le parole da sole non bastano per rassicurare investitori e imprenditori. Servono dati concreti, cifre, e risorse finanziarie per fermare la crescente ansia.

Oggi, un incontro a Palazzo Chigi con le categorie produttive maggiormente danneggiate dalle nuove tariffe. La premier dovrà rassicurare le associazioni che il governo non abbandonerà le imprese. Un piano concreto è ancora in fase di elaborazione, ma le prime azioni per offrire strumenti negoziali ed economici alle aziende iniziano a delinearsi.

Per ora, nessun decreto. Una delle prime mosse potrebbe essere la proposta di Adolfo Urso di destinare 6,3 miliardi di euro dal piano Industria 5.0 del PNRR. Per quanto riguarda la strategia complessiva, Tajani sottolinea l’importanza di lavorare affinché l’UE elimini «tutte le barriere non tariffarie». Una misura che equivalerebbe a una riduzione dei dazi del 40%, con l’obiettivo di completare l’unione bancaria, il mercato unico dell’energia e dei capitali, e semplificare il riconoscimento delle certificazioni comuni tra i 27 Stati membri. L’intento è promuovere una politica industriale che non preveda aiuti di Stato, ma incentivi specifici per i settori più danneggiati.

Il terzo, e forse più significativo, punto della strategia riguarda la missione a Washington. Finalmente, è arrivato il via libera dalla Casa Bianca, e il governo italiano è pronto a fissare la data del 16 aprile, il giorno successivo all’avvio dei controdazi europei al 25%. Un tempismo che, secondo alcune fonti diplomatiche, è perfetto: Meloni arriverà a Washington due settimane dopo l’imposizione dei dazi da parte di Trump, evitando di dover affrontare direttamente le difficoltà economiche causate da tale decisione. Questo le permette di assumere il ruolo di mediatrice per favorire una tregua commerciale tra gli Stati Uniti e l’Europa. «Per riuscire ad aprire i negoziati, è fondamentale evitare di provocare gli Usa con controdazi troppo aggressivi», ha affermato la Meloni, condividendo questa visione con Tajani.

Uno degli obiettivi più ambiziosi che Meloni ha confidato ai suoi ministri è cercare di convincere Trump a fare marcia indietro. «Il risultato che mi piacerebbe ottenere? Zero a zero», ha detto la premier, riferendosi alla possibile cancellazione delle sanzioni, come suggerito da Elon Musk. La dichiarazione del patron di Tesla, che ha auspicato una partnership stretta tra Usa e UE, è stata accolta con grande soddisfazione dal governo italiano, che la considera un’opportunità preziosa. In aggiunta, le parole di Ursula von der Leyen, che ha confermato che la Commissione Europea aveva in passato offerto agli Stati Uniti di azzerare le tariffe sui beni industriali, offrono uno spiraglio positivo per il dialogo con Trump.

Mentre Salvini sembra spingere per una soluzione più bilaterale con gli Stati Uniti, Meloni continua a navigare tra due fronti: quello europeo e quello americano, cercando di mantenere l’equilibrio tra le due dimensioni.

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