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Musk insulta il consigliere di Trump, a Washington volano gli stracci

Pubblicato: 08/04/2025 18:58

Un insulto frontale, volgare, personalissimo: Elon Musk definisce Peter Navarro, economista e consigliere di lunga data di Donald Trump, “un vero idiota” e rincara la dose: “Più stupido di un sacco di mattoni”. Dietro le parole taglienti del patron di Tesla si cela molto più di una semplice antipatia personale. Il clima tra i consiglieri del presidente Trump è teso, incandescente, e la faida Musk-Navarro è il segnale più chiaro del nervosismo crescente all’interno del team repubblicano.

Le frizioni sui dazi si trasformano in insulti

Tutto nasce, neanche a dirlo, dalla questione tariffe doganali, da sempre cavallo di battaglia del trumpismo. Musk, insofferente verso le misure protezionistiche volute dalla Casa Bianca, ha attaccato Navarro con sarcasmo feroce: “Un egocentrico che non ha mai costruito un c…”, ha scritto su X.

Navarro non ha lasciato correre e ha risposto per le rime: “Musk non è un produttore ma un semplice assemblatore di automobili. I suoi pezzi arrivano da Cina, Giappone, Taiwan. Noi vogliamo che le auto si costruiscano a Indianapolis, non a Pechino“.p

Lo scontro fra protezionisti e globalisti

Musk ha affondato il colpo laddove Navarro è più sensibile: la credibilità intellettuale. Dopo aver definito il suo dottorato ad Harvard “una cosa negativa, non positiva”, ha rispolverato un vecchio punto debole del consigliere: l’invenzione dell’esperto “Ron Vara”, nome fittizio usato da Navarro per rafforzare le sue tesi economiche. Un alias che è l’anagramma perfetto del suo cognome.

Ma il punto vero non è lo scontro tra due ego giganteschi. È la fibrillazione interna a un movimento che mostra tutte le sue contraddizioni economiche dopo l’adozione dei dazi che sta facendo discutere e arrabbiare il mondo intero.

A Washington si stanno scontrando l’anima protezionista e quella imprenditoriale, globalista, incarnata da Musk, che teme che un’America chiusa e isolata possa nuocere ai suoi affari. L’insulto di oggi non è solo un’offesa. È un campanello d’allarme: nella squadra di Trump, l’aria si sta facendo pesante. E la guerra dei dazi potrebbe diventare anche una guerra interna.

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