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Omicidio Ilaria Sula, indagini sui complici di Mark Samson: “Due amici l’hanno coperto”

Pubblicato: 08/04/2025 18:15

Oltre alla madre di Mark Antony Samson, ora indagata per concorso in occultamento di cadavere, gli inquirenti sospettano che il 23enne filippino non abbia agito da solo. Altri due giovani, di 23 e 22 anni, sono sotto la lente della squadra mobile di Roma: entrambi romani, ma di origini straniere, uno dei quali nordafricano. Potrebbero aver aiutato Samson a liberarsi del corpo di Ilaria Sula, dopo l’omicidio.

Nella notte del 1° aprile, intorno alle 3, i due ragazzi sono stati fermati con Samson durante un controllo in via Accademia degli Agiati, nel quartiere Ardeatino. In quell’area, il cellulare di Ilaria aveva agganciato le celle prima di sparire. Poche ore prima, tra San Giovanni e Tuscolano, il telefono risultava ancora attivo.

Secondo l’ordinanza cautelare, il giovane era pronto a fuggire nelle Filippine o in Arabia Saudita, dove avrebbe potuto contare su appoggi familiari. Solo l’arresto ha impedito la fuga.

Il gip ha ricostruito le ore successive all’omicidio: «Dopo aver brutalmente ucciso ed essersi liberato del cadavere, Mark Samson è andato a mangiare una piadina con un’amica della vittima». Durante l’incontro, avrebbe parlato di argomenti futili, «come il compleanno del ragazzo dell’amica» e intanto, «inviava al padre di Ilaria messaggi falsamente scritti dalla figlia».

Nel suo interrogatorio, Samson ha detto: «Ero pronto a combattere per riavere Ilaria come fidanzata». Il giudice ricostruisce una relazione segnata da alti e bassi, scossa da un ultimatum legato agli esami universitari. Il ragazzo ha raccontato di non accettare la fine del rapporto, aggravata dall’iscrizione di Ilaria «a una piattaforma», che ha generato in lui shock e confusione.

Ilaria Sula mamma Samson

Il ruolo della madre

Nors Manlapaz, mamma di Mark Antony Samson, ha ammesso davanti agli inquirenti di aver aiutato il figlio a pulire le macchie di sangue in casa, dopo l’omicidio della giovane Ilaria Sula. L’ammissione è arrivata durante un interrogatorio di quattro ore in questura, al termine del quale la donna è stata formalmente accusata di concorso in occultamento di cadavere.
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Le dichiarazioni durante l’interrogatorio

«Ho sentito dei rumori e sono entrata in camera di Mark», ha raccontato la donna, che ha chiesto spontaneamente di essere ascoltata, alla luce delle prove raccolte dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini. Le indagini avevano già collocato Manlapaz nel seminterrato di via Homs, grazie alle celle telefoniche e alle tracce ematiche trovate in più punti dell’abitazione. Il pubblico ministero Maria Perna ha formalizzato l’accusa dopo aver sentito il suo racconto.

Le accuse del figlio e le contraddizioni

Era stato lo stesso Mark Antony Samson, 23 anni, a tirare in ballo la madre al momento del fermo da parte della Squadra Mobile: «Era in casa con me e mi ha aiutato a lavare tutto». Una dichiarazione in seguito ritrattata, prima davanti al pm e poi durante l’interrogatorio di garanzia, ma ritenuta comunque irrilevante dagli inquirenti, viste le evidenze oggettive emerse.

L’astio verso Ilaria e il possibile aiuto nella fase post delitto

Secondo quanto ricostruito, la madre nutriva antipatia per Ilaria, ritenendo la sua relazione con il figlio in contrasto con i valori della tradizione filippina. Nonostante in precedenza avesse dichiarato di conoscerla a malapena, era noto che la ragazza avesse già dormito nella casa. Gli investigatori ipotizzano che Manlapaz possa aver partecipato anche alla fase di occultamento del cadavere, aiutando a nascondere il corpo prima in un sacco nero e poi in un trolley, abbandonato in una discarica a 40 chilometri da Roma. Per ora resta fuori dall’indagine il padre di Mark, Rik, che risulterebbe assente durante il delitto.

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