
«Questa sta diventando una crisi peggiore di quella provocata dal Covid. Non conviene a nessuno, e forse la premier italiana Giorgia Meloni è la leader europea che ha più possibilità di parlare con il presidente Trump per trovare una soluzione». A parlare così in un’intervista a «Repubblica» è Lew Eisenberg, il cui telefono non smette di squillare dal 2 aprile. Tutti lo cercano perché è una figura che ha dedicato tutta la sua vita professionale a Wall Street, con Goldman Sachs, Kohlberg Kravis Roberts, e infine con il Granite Capital International Group. Non solo, Eisenberg è stato presidente finanziario del Republican National Committee, nonché ambasciatore in Italia durante la prima amministrazione di Donald Trump. Un ruolo che ha cementato un’amicizia e una collaborazione con l’attuale presidente Usa, ancora solide.
Lew Eisenberg è una figura rara: incrocia tre mondi (finanza, politica e diplomazia) e li conosce bene. Un profilo ideale per provare a disinnescare una crisi che sta facendo tremare i mercati globali. Nessuno riesce più a spiegare a chi giovi davvero, se non ai consiglieri più radicali che hanno ormai oscurato le voci più moderate attorno a Trump. Nel frattempo, i clienti dei grandi investitori, quelli che si affidano a figure come Eisenberg, stanno perdendo fortune. In alcuni casi, più della metà del patrimonio di una vita. Il crollo non è solo di Borsa, anche se lì è in gioco il futuro di milioni di famiglie americane: pensioni, mutui, rette universitarie. Una scelta quella dei dazi che minaccia l’intera tenuta dell’economia americana. E di riflesso, anche quella globale.
«È uno dei più grandi e inattesi collassi che abbia mai visto in un lungo, lungo tempo, e io faccio questo mestiere da parecchi decenni. Non so dirvi con esattezza quando ho assistito l’ultima volta a qualcosa del genere. Non ho la certezza statistica, ma penso che il crollo di questi giorni sia peggiore di quello provocato dal Covid, o comunque ci stiamo rapidamente avvicinando a quei livelli», ha spiegato a «Repubblica» Lew Eisenberg. In questo caso però a provocarlo non c’è un fattore esterno come la pandemia, ma le decisioni prese da Trump: «Questa è una situazione che sta diventando estremamente difficile per molte persone, che vedono andare in fumo il lavoro di una vita». Alcuni dei Paesi più colpiti sono anche gli alleati più stretti degli Usa, tra cui il nostro: «Quando ero ambasciatore a Roma avevo avuto l’opportunità di incontrare Giorgia Meloni, e ricordo che ci trovammo d’accordo su come favorire la crescita economica dell’Italia».
La premier Meloni ha un buon rapporto col presidente, ma anche con Musk che sembra contrario ai dazi. La prossima settimana la presidente del Consiglio italiana dovrebbe andare alla Casa Bianca e per Eisenberg è una buona notizia: «Nessun altro leader europeo è in una posizione migliore per parlare con fermezza e in maniera positiva del proprio Paese, avendo un impatto anche per il resto del continente». Sul finale lo stesso ha evidenziato infatti: «È importante che Meloni arrivi alla Casa Bianca con proposte concrete per trovare un accordo conveniente per tutti».