
Si apre con un colpo di scena il maxi incidente probatorio sul caso Garlasco, che torna al centro dell’attenzione giudiziaria e mediatica. La Procura di Pavia ha chiesto la ricusazione del genetista Emiliano Giardina, nominato come super perito per condurre gli accertamenti sul DNA. Alla base della richiesta, un’intervista rilasciata tempo fa da Giardina al programma Le Iene sul delitto di Chiara Poggi, che secondo i magistrati ne comprometterebbe l’imparzialità.
Una posizione condivisa anche dalla difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio dell’allora fidanzata, avvenuto nell’estate 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco. L’avvocata Giada Bocellari, unica legale ammessa in questa fase, ha chiesto anche l’esclusione di Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e oggi consulente della difesa di Andrea Sempio, il nuovo indagato e amico del fratello della vittima, Marco Poggi.
A decidere sarà la gip di Pavia Daniela Garlaschelli, che si è riservata di comunicare la scelta insieme alla nuova udienza in cui sarà fissato il quesito peritale, cioè il perimetro degli accertamenti.
Nel frattempo, Andrea Sempio si è detto “tranquillo” e ha ribadito, tramite il suo avvocato Massimo Lovati, di “non avere nulla da temere” e di nutrire piena fiducia nella magistratura. A suo carico pesa il fatto che una traccia genetica, trovata sulle unghie di Chiara Poggi, potrebbe essere compatibile con il suo profilo.
Ma proprio sulla questione del DNA, le parti restano divise. Secondo la difesa della famiglia Poggi, quei profili sono “misti e degradati”, dunque inutilizzabili. «Non si tratta di un profilo, ma di tanti profili maschili – ha detto l’avvocato Francesco Montagna, legale di Marco Poggi – che necessitano di confronti su una pluralità di soggetti».
Anche il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ribadisce: «Non abbiamo paura di nuovi accertamenti, ma la verità è già emersa: Alberto Stasi è colpevole. Le tecnologie possono cambiare, ma i risultati restano. Non ci sono elementi per riaprire il caso in termini sostanziali».
Infine, il parere tecnico di Luciano Garofano, secondo cui la traccia non è idonea a una comparazione: «Oggi le tecniche sono migliorate, ma i campioni residui non permettono certezze. Ben vengano però ulteriori analisi».
Il procedimento giudiziario, dunque, entra in una fase delicata, con forti contrapposizioni tra accusa e difese, mentre sullo sfondo rimane l’eco lunga di un delitto che continua a scuotere l’opinione pubblica, a 17 anni dalla morte di Chiara Poggi.
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