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La Cina contro Trump: “Vinceremo noi la guerra commerciale”. Il piano di Pechino fa tremare anche l’Europa

Pubblicato: 09/04/2025 10:12

“Se la Cina non ritirerà le tariffe del 34% entro l’8 aprile 2025, gli Stati Uniti imporranno un ulteriore 50% di dazi sulle merci cinesi a partire dal giorno dopo”, aveva scritto Donald Trump. È stato di parola. Da oggi, i prodotti cinesi in ingresso negli Usa sono soggetti a tariffe cumulative del 104%: un’escalation senza precedenti.

La risposta cinese non si è fatta attendere. “Combatteremo fino alla fine“, hanno dichiarato fonti di Pechino, sposando la linea dura. Un rilancio che conferma quanto già paventato dall’Economist, che nei giorni scorsi titolava: “Perché la Cina pensa di poter vincere una guerra commerciale con Trump”.

Le mosse di Xi e l’ombra di TikTok, Tesla e fentanyl

Nel braccio di ferro commerciale si incrociano geopolitica, economia e interessi strategici. Trump chiede molto a Pechino: controllo sul flusso di fentanyl, appoggio sulla guerra in Ucraina, ma anche un cambio di rotta su TikTok, la popolare app cinese che il presidente Usa vorrebbe non chiudere direttamente.

Nel mezzo c’è Tesla, colosso di Elon Musk, che opera per circa un quinto in territorio cinese. “Si tratta di un’enorme leva per il governo statunitense”, spiega Alicia Garcia Herrero di Natixis, “a meno che non si chieda a Elon di andarsene“. Ma la vera leva cinese potrebbe essere più sottile e devastante: la pazienza.

Sussidi cinesi e nuovi mercati: il pericolo per l’Europa

Secondo Soochow Securities, Pechino potrebbe rispondere tagliando le tariffe verso il resto del mondo e aumentando i sussidi alle esportazioni. Tradotto: un’ondata di merci a prezzi ribassati potrebbe travolgere i mercati globali, a partire da quello europeo.

A confermare l’impostazione difensiva è anche il Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del Partito comunista, che annuncia possibili tagli ai tassi d’interesse e supporto agli esportatori. Li Qiang, premier di Xi, ha già dichiarato che il Paese è pronto ad affrontare “choc esterni più grandi del previsto“.

Il fantasma del disaccoppiamento

Ma l’effetto domino non si ferma alla manifattura. La minaccia vera, avverte l’Economist, è il disaccoppiamento strutturale tra le due principali economie del mondo. Finora Pechino ha rigettato questa prospettiva, ma ora si moltiplicano i segnali di un possibile cambio di rotta.

Fra le opzioni in campo: sospendere la cooperazione sul fentanyl, vietare importazioni agricole statunitensi, colpire i servizi e la proprietà intellettuale americana, fino a rivedere l’accesso a studi legali e società di consulenza a stelle e strisce. Una chiusura sistemica che potrebbe ridisegnare il commercio mondiale.

Rischi globali e i rischi per l’Europa

“Gli stimoli all’economia cinese potrebbero arrivare in modo tardivo e reattivo”, avverte Larry Hu di Macquarie. Secondo molti analisti, le conseguenze per Pechino rischiano di essere più gravi del previsto. Ma anche gli Stati Uniti potrebbero non reggere a lungo un’inflazione gonfiata dai dazi, soprattutto se il mercato interno dovesse rivelarsi più fragile del previsto.

Trump sembra deciso a portare la sfida fino in fondo. Ma, come ammonisce The Economist, “c’è poco da fare per impedire il disaccoppiamento”. Se la Cina dovesse davvero chiudere la porta ai negoziati, il conto – salato – potrebbe arrivare anche per noi in Europa. E potrebbe arrivare molto presto.

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Ultimo Aggiornamento: 09/04/2025 10:16

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