
A 94 anni, Maria Pezzano vive ancora con un desiderio che non ha mai abbandonato: riabbracciare la figlia Emanuela, scomparsa misteriosamente nel giugno del 1983. Da allora sono passati quasi 42 anni, metà dei quali trascorsi senza il marito Ercole, scomparso nel 2004. La sua esistenza è ormai legata indissolubilmente a un’assenza, che si è trasformata in simbolo di dolore, speranza e tenacia.
Nella casa in piazza Sant’Egidio, all’interno del Vaticano, Maria continua ad aspettare. E proprio lì è arrivata la delegazione parlamentare che indaga sul caso Orlandi-Gregori. «Abbiamo voluto testimoniare la nostra vicinanza alla signora Maria», hanno dichiarato i membri della Commissione, assicurando l’impegno unanime nel proseguire il lavoro.
Ma il ricordo più potente rimane quello di un sogno. Qualche giorno prima della scomparsa, Emanuela aveva raccontato alla madre un incubo angosciante: «Mamma, mi tagliavano i capelli…». In quel sogno, qualcuno la immobilizzava e con violenza le recideva le amate ciocche castano scuro. Al risveglio era scossa, tremante, sudata. La madre, allora, non poteva immaginare che quelle parole si sarebbero trasformate in una premonizione inquietante.
Quel sogno, con il suo potente simbolismo, è stato letto come la perdita della propria identità, della libertà, forse persino della dignità. Un segnale inconscio di un pericolo che Emanuela avvertiva? Pochi giorni dopo avrebbe detto a una compagna: «Non mi vedrete per un po’», e in un’ultima telefonata a casa avrebbe lasciato messaggi confusi, quasi criptici.
Maria, nel 2018, scrisse una lettera aperta: «Ti rivedo sempre ragazzina, che mi corri incontro per darmi un abbraccio… Non smetteremo mai di cercarti, finché avremo fiato e vita».
La Commissione tornerà a riunirsi il 10 aprile, con l’audizione della testimone Sabrina Calitti. Intanto, Maria continua a sperare, ogni giorno, che quel sogno non sia stato un addio.