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La Borsa o la Vita: qual è la vera strategia di Trump e a cosa sta mirando

Pubblicato: 09/04/2025 14:50

Qualche giorno fa a Palermo uno sposo prima delle nozze è scappato con la borsa dei regali del matrimonio, lasciando la sposa povera e pazza come si dice. Trump è riuscito almeno in uno scopo, per lui fondamentale da vero Tycoon, avere l’attenzione di tutti bruciando una massa di miliardi in azioni che nemmeno la Lehman Brothers. A me gli occhi please! È stato questo l’intento nel portare il paese più liberista e liberale del mondo ad una dimensione da anni trenta del secolo scorso. Ed ora?

La sua strategia, ove ce ne fosse una, è quella di trattare singolarmente, stato per stato, onde negoziare le migliori condizioni possibili per riequilibrare, secondo la sua ottica, la bilancia commerciale degli Stati Uniti. Per questo ci vorrà tempo, trattative che dureranno fino all’estate. Lui ha questo tempo? Noi lo abbiamo?

Se è il denaro che muove l’avidità del mondo, come diceva Gordon Gekko, interpretato da Michael Douglas, in Wall Street, la perdita di denaro lo fa impazzire. Più quelli che ne hanno molti che quelli che non ne hanno. Si dice che ci sia la fila a Mar del Lago, sua residenza in Florida, di miliardari con la paura di non esserlo più.  Un dato è significativo nella tattica, più che strategia, di Donald il biondo. Lui si rivolge a quell’America che lo ha votato, gente che soldi in azioni non ne tiene, nonostante i fondi pensione, e che vive di economia reale, antica, molto diversa da quella digitale.

I soldi magari li perderanno le star di Hollywood come George Clooney, o dello Show Business come Taylor Swift, che certamente non lo hanno votato. Il problema è che questa dimensione, se vogliamo entropica, si propaga immensamente più del famoso battito di farfalla, e non c’è una banca mondiale e un Draghi per fare whatever It takes. Trump ora si rivolge a Powell, il capo della Federal Reserve, per calmare, diminuendo i tassi, l’innesco di una spirale recessiva del PIL americano. Ma anche questa mossa sul lungo periodo ha i suoi rischi. Dipende da quanto resisteranno a Trump i Brics, più che gli europei, e soprattutto quanta tenuta mentale e fisica hanno i Ceo delle principali multinazionali sotto stress finanziario. Che al Ceo di Black Rock possa venire in testa una soluzione alla Sam Giancana è quasi comprensibile, se perfino il fido, forse, Elon Musk si mette a citare Milton Friedman e le sue matite. Il mondo rispetto agli anni del protezionismo americano degli inizi del secolo scorso è radicalmente cambiato.

Prima ancora della società del digitale il mondo post conflitto mondiale si è reso interconnesso e interdipendente, sciogliere ora i legami delle filiere produttive tramite barriere doganali potrebbe essere ormai impossibile o autodistruttivo. Ma Trump ci prova lo stesso al grido: O la Borsa o la Vita. A meno che la Vita (politica) non gliela tolga la Borsa.

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