
La Lega di Matteo Salvini ha rotto gli indugi. Archiviate le tensioni congressuali, con la segreteria saldamente in mano al leader, il partito ha lanciato una campagna politica coordinata che si estenderà su tutto il territorio nazionale e in tutte le assemblee elettive, europee incluse.
Il contenuto è chiaro: basta con le politiche Ue su riarmo, green deal e vincoli di bilancio. Ma il sottotesto è più complesso e si gioca non solo a Bruxelles, ma anche a Roma, dove rischia di allargarsi la frattura all’interno della maggioranza di governo.
Nel mirino: Rearm Europe, Green Deal e Patto di Stabilità
La mozione – che verrà presentata “in tutti gli organismi politici in cui la Lega è presente” – chiede una revisione profonda delle regole europee, accusate di minare la competitività dell’Italia e soffocare il tessuto produttivo nazionale con “dazi impliciti“. Le critiche colpiscono in sequenza:
- Il Green Deal, con i suoi vincoli sulla casa green, le auto endotermiche, i bilanci di sostenibilità, le regole ESG;
- Il piano ReArm Europe, che la Lega rifiuta in blocco, chiedendo di dirottare quei fondi su sanità, scuola e opere pubbliche;
- Il Patto di Stabilità, considerato ormai tossico, da rivedere in nome di una flessibilità che consenta investimenti strategici e riduzione degli squilibri.
Una posizione forte che Paolo Borchia, capo delegazione leghista al Parlamento europeo, riassume così: “Il modello europeo è arrivato al capolinea. Serve lucidità e autocritica”.

Pressione sugli alleati: la Lega sfida Fratelli d’Italia
Ma oltre a Bruxelles, l’iniziativa è rivolta anche a testare la coesione del centrodestra, e si possono prevedere nuove tensioni soprattutto con Forza Italia. La mozione, si legge nel documento della Lega, servirà anche a “offrire spunti di riflessione agli alleati“, per arrivare a una “sintesi comune all’insegna del buonsenso”.
Tradotto dal linguaggio felpato della diplomazia parlamentare: la Lega alza la voce, non solo contro l’Europa, ma anche nei confronti degli altri partiti di maggioranza, Fratelli d’Italia in testa, accusati implicitamente di non fare abbastanza per difendere gli interessi italiani in sede comunitaria. L’obiettivo è politico prima che normativo: marcare la differenza, recuperare consenso, riaffermare la propria identità euroscettica.
Le conseguenze: coesione a rischio?
Questa offensiva, per quanto camuffata da proposta “costruttiva”, mette alla prova l’asse di governo. Il centrodestra, già attraversato da divergenze su fisco, autonomia e politica estera, potrebbe trovarsi spaccato proprio sul fronte europeo, dove Fratelli d’Italia coltiva una strategia meno conflittuale con Bruxelles, almeno nella forma.
Il rischio? Che si apra una campagna elettorale permanente dentro la maggioranza, con le Europee come banco di prova. La Lega si propone come la voce del malcontento, sperando che gli elettori scontenti dalle politiche Ue scelgano il carroccio e non l’astensione o altri lidi. Ma nel farlo, rompe l’illusione di una linea comune sull’Europa, proprio quando i dossier strategici su difesa, bilancio e industria richiederebbero compattezza.