
È il giorno tanto atteso della visita ufficiale di Re Carlo e Camilla, e a Montecitorio si respira un’aria royal che mescola fascino e politica. Se gli sceneggiatori di «The Crown» avessero scritto questo episodio, ci saremmo trovati di fronte una scena da incorniciare: Re Carlo, con il suo amore per l’Italia, si prepara a parlare di storia, arte e diplomazia, mentre Camilla moderna regina della cultura, insofferente al protocollo, si lascia affascinare da ogni angolo della capitale. E non avrebbe potuto essere diversamente, come diceva il grande Alberto Sordi, «Roma è un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi».
Se fosse stato Peter Morgan a scrivere il copione, l’ingresso di re Carlo in Parlamento sarebbe stato un equilibrio tra serietà istituzionale e momenti di sottile ironia, come quelli che «The Crown» ci ha insegnato a riconoscere. Il sovrano avrebbe iniziato il suo discorso con una compostezza regale, ma con un tocco personale; lo stesso che lui ha riservato ai deputati e senatori oggi, mercoledì 9 aprile: «Sono immensamente onorato di essere stato invitato qui oggi, giorno in cui ricorre il nostro ventesimo anniversario di matrimonio». Una frase che ha reso subito l’eloquio più umano, coinvolgente. Re Carlo ha inaspettatamente esclamato: «Spero di non star rovinando la lingua di Dante al punto da non essere più invitato in Italia». Parole che lasciano emergere la sua sensibilità e, al tempo stesso, tutta la sua autoironia. Non poteva mancare, ovviamente, la battuta sul cibo: «Mi scuso, a nome di tutti i britannici, per coloro che rovinano la cucina italiana!». Un accenno anche questo che sarebbe stato perfetto in un episodio, dove sovente la diplomazia si mescola con garbo alla leggerezza.
Nel copione di Peter Morgan, re Carlo avrebbe continuato a dipingere il quadro storico della relazione italo-britannica con riferimenti a Garibaldi e Shakespeare, che si intrecciano, proprio come ha fatto il sovrano alla Camera oggi. In sottofondo, il regista avrebbe senz’altro aggiunto l’imponente colonna sonora della tanto chiacchierata serie tv. Immaginate poi le note di «O Sole Mio» che sfumano mentre il sovrano sorride, discorrendo e rievocando la grandezza della cultura italiana. «The Crown» avrebbe indugiato sull’omaggio di Re Carlo a figure come Guglielmo Marconi, l’ingegnere che, come lui stesso ha sottolineato, «ha unito non solo l’Italia e la Gran Bretagna, ma il mondo intero». La serie avrebbe altresì riportato alla lettera il passaggio del discorso dedicato al conflitto in Ucraina, che il monarca ha descritto come il riflesso delle tragedie del passato. Un invito alla memoria storica, ma anche un monito sulla necessità di difendere la pace: «Oggi, purtroppo, l’eco di quei tempi riecheggia su tutto il nostro continente. Le giovani generazioni vedono ogni giorno che la pace non può mai essere data per scontata», ha detto oggi il primogenito di Elisabetta commosso.
Ma la scena non sarebbe stata solo per Carlo. Camilla avrebbe avuto il suo momento di gloria tra le rovine romane, tra eleganza e curiosità da turista sofisticata. La sua passione per l’arte, tra i punti di maggior contatto con il marito, l’avremmo vista brillare, mentre lei ammirava i mosaici di Ravenna, per poi scattarsi un selfie sotto una colonna del Foro Romano. Peter Morgan avrebbe chiuso l’episodio con un’immagine potente: re Carlo, davanti al Quirinale, che guarda lontano, verso una Roma che ama da sempre. Forse avrebbe ricordato la connessione storica tra i due popoli. Il suo discorso, pur incentrato sulle sfide del presente, avrebbe avuto una punta di speranza, quella che, per dirla con Dante, avrebbe reso «più lieve il cammino»: «Qualunque siano le sfide e le incertezze che inevitabilmente affrontiamo come nazioni, nel nostro continente e oltre, ora e in futuro, possiamo superarle insieme. E lo faremo. E quando lo avremo fatto, potremo dire contenti ‘e quindi uscimmo a riveder le stelle’».
L’epilogo avrebbe avuto il sapore di una visione ottimista, proprio come quella che «The Crown» è sempre riuscita a dare ai suoi episodi più belli. In questa “puntata mancante” (a cui forse non assisteremo mai) avremmo visto un nuovo Carlo: un uomo prima che un re, capace di guardare sia al passato che al futuro, riuscendo a far dialogare tradizione e modernità, in un modo che sorprende anche i più scettici, persino i suoi detrattori, quelli che avrebbero preferito la sua abdicazione. Se «The Crown» ha raccontato le sfide di un’epoca che cambia, oggi possiamo dire che Carlo, con il suo messaggio ha dato un segno forte di trasformazione, superando l’immagine di un passato che ha spesso appesantito la sua figura. Non è un mistero che il regista della serie Netflix avesse un debole per la defunta Lady D e che molte delle scelte narrative siano state orientate in una certa direzione.
Ma oggi Carlo, con la sua visita in Italia, si è mostrato come un monarca che sa evolversi. Se fosse stata una puntata di «The Crown», per chiudere, sarebbe stata quella in cui il protagonista trova finalmente il suo equilibrio, dimostrando di poter essere il simbolo di un cambiamento necessario, all’interno di un mondo che è costretto a guardare avanti. Eh sì, perché il discorso di re Carlo di oggi è stata davvero una magnifica lezione di diplomazia internazionale, un viaggio nel cuore della storia, tra legami condivisi.