
Con una sentenza netta, la Corte costituzionale ha posto fine alla controversa questione del terzo mandato per i presidenti di Regione, dichiarando illegittima la norma approvata dalla Regione Campania che avrebbe permesso a Vincenzo De Luca di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo. La pronuncia, attesa da settimane, avrà effetti immediati e diretti anche sul caso Luca Zaia in Veneto, dove si discuteva la possibilità di una quarta elezione consecutiva.
Il nodo normativo
La legge nazionale n. 165 del 2004 fissa il limite di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione. Tuttavia, alcune Regioni, come il Veneto e la Campania, hanno recepito la norma con ritardo, cercando di far valere un meccanismo di “azzeramento” del conteggio dei mandati: secondo questa lettura, i mandati precedenti al recepimento non avrebbero dovuto essere conteggiati.
Nel caso campano, il Consiglio regionale aveva approvato nel novembre 2023 una legge che, di fatto, resettava i due mandati già svolti da De Luca, consentendogli di ricandidarsi. Ma la Presidenza del Consiglio dei Ministri, guidata da Giorgia Meloni, ha impugnato la norma, ritenendola strumentale e contraria al principio di alternanza democratica.
La decisione della Corte
La Consulta ha accolto il ricorso e stabilito che il limite dei due mandati consecutivi è vincolante per tutte le Regioni, indipendentemente dal momento del recepimento della normativa nazionale. In altre parole, non è possibile aggirare il vincolo con leggi ad hoc, né sostenere che i mandati anteriori alla legge regionale vadano esclusi dal conteggio.
Il risultato è chiaro:
- Vincenzo De Luca non potrà ricandidarsi alla guida della Regione Campania.
- Il precedente veneto viene di fatto superato: la legittimità del terzo mandato di Zaia non viene messa in discussione retroattivamente, ma una quarta candidatura non è più ipotizzabile.
Le implicazioni politiche
La sentenza chiude definitivamente la porta a un nuovo mandato per due tra i presidenti più longevi e popolari delle Regioni italiane.
Per Zaia, il futuro potrebbe spostarsi sul piano nazionale, magari con un ruolo di governo o una leadership nel centrodestra.
Per De Luca, si aprono scenari interni al Partito Democratico, dove il presidente campano potrebbe ambire a una leadership nazionale, anche in vista di possibili cambi al vertice.
Il principio ribadito
Con questa pronuncia, la Corte costituzionale ha rafforzato il principio di uniformità e legalità nazionale, respingendo le interpretazioni autonome delle Regioni su materie di rilievo costituzionale. Un messaggio chiaro: l’equilibrio democratico e il rispetto dei limiti istituzionali non possono essere piegati a convenienze politiche locali.
La partita del terzo mandato, iniziata in Campania, si chiude oggi con una sentenza che riguarda tutto il Paese e che segna un precedente importante per il futuro delle autonomie regionali in Italia.