
Giulia Bongiorno, penalista e presidente della commissione Giustizia del Senato, intervistata dal Corriere della Sera, interviene sul caso Filippo Turetta con parole nette: l’aggravante della crudeltà non andava esclusa. Un parere forte, quello dell’avvocata, fondatrice dell’Onlus Doppia Difesa, che solleva dubbi sulla motivazione della sentenza.
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«L’inesperienza non può cancellare la crudeltà»
Nel dettaglio, Bongiorno contesta la decisione della Corte: «Ha escluso la crudeltà facendo leva sull’inesperienza e sull’inabilità dell’imputato, che non avrebbe inflitto colpi efficaci. Ma così facendo — avverte — si cancella di fatto l’aggravante. Sarebbe applicabile solo agli omicidi compiuti da professionisti o esperti di anatomia». A suo avviso, 75 coltellate sono compatibili con una volontà di infliggere sofferenze. E pur non esistendo, per la Cassazione, un numero minimo di colpi, l’intenzione e la modalità dell’aggressione dovrebbero contare.
Il nodo dello stalking e il rischio di un segnale sbagliato
Bongiorno non si sbilancia sull’aggravante dello stalking, specificando che servirebbe analizzare a fondo gli atti. Tuttavia, sottolinea come i media abbiano puntato troppo sull’assenza delle aggravanti, trascurando il dato dell’ergastolo inflitto.
Nuove norme contro il femminicidio
Commentando l’incardinamento del disegno di legge sul femminicidio, la senatrice afferma: «La violenza non si cancellerà mai del tutto, ma va contrastata sia con la prevenzione sia con le sanzioni. Il nuovo reato ribalta la prospettiva: chi uccide una donna per discriminazione sarà punito con la pena più grave». Il testo, pur con un impianto solido, si apre alla collaborazione: «Anche il Pd ha dato disponibilità. L’unanimità sarebbe un bel segnale».
Violenza di genere: serve educare e denunciare
Rispondendo a Elena Cecchettin, che sottolinea l’importanza del riconoscimento delle aggravanti come segnale culturale, Bongiorno concorda: «La violenza è l’altra faccia della discriminazione. Serve parlare ai ragazzi, educarli al rispetto». Infine, l’appello: «Alla prima avvisaglia di persecuzione, bisogna denunciare. Il Codice Rosso esiste proprio per questo. La rapidità dell’intervento può salvare vite».