
Il 20 aprile, giorno in cui il presidente Donald Trump dovrebbe ricevere un rapporto sulla situazione dei migranti al confine con il Messico, è al centro di una vera e propria psicosi collettiva negli Stati Uniti. Non esiste alcuna prova tangibile, ma sui social circolano ipotesi sempre più distorte che parlano della possibile proclamazione della legge marziale, un passo che sarebbe drammatico e senza precedenti per la più grande democrazia del mondo.
Nel caos, i social si scatenano: le “fake progressiste”
Paura e incertezza hanno trovato terreno fertile sui social media, dove l’hashtag #martiallaw ha registrato decine di migliaia di interazioni in poche ore, in particolare su piattaforme come TikTok e Facebook. Nonostante non ci siano segnali concreti che possano giustificare tali timori, la spirale di ansia si è alimentata in modo incontrollato, alimentata da un cocktail di voci, fake news e allarmismi, in gran parte rilanciati da account progressisti che sembrano trarre linfa dalla confusione.
L’origine di questa allarmante previsione risiede nell’ordine esecutivo firmato da Trump il 20 gennaio, al suo ritorno alla Casa Bianca, in cui chiedeva al Dipartimento della Difesa e alla Sicurezza Interna di preparare un rapporto sulla situazione al confine con il Messico. Il termine fissato è proprio il 20 aprile, e include la possibilità di invocare l’Insurrection Act del 1807, un atto che, in caso di emergenza interna, consente l’impiego dell’esercito e della guardia nazionale, attribuendo pieni poteri al Presidente.

L’Insurrection Act, pochi precedenti storici
L’atto è stato invocato raramente nella storia degli Stati Uniti e solo in situazioni estreme, come durante la Guerra Civile, per reprimere il Ku-Klux-Klan o, più recentemente, dopo le rivolte di Los Angeles nel 1991. Sui social però si è diffusa l’idea che l’Insurrection Act possa fungere da “copertura” per l’introduzione della legge marziale, he comporterebbe la sospensione dei diritti civili e la sostituzione delle corti civili con quelle militari.
Le preoccupazioni sono alimentate dalla crescente tensione sociale e politica negli Stati Uniti, dove alcuni parlano di un un governo pronto a scivolare verso il totalitarismo. Un ulteriore fattore di ansia è la coincidenza della data del 20 aprile con l’anniversario della nascita di Adolf Hitler. Sebbene l’allarmismo sui social non sia supportato da alcuna base concreta, la suggestione di un legame tra questi eventi sembra far crescere un’ansia collettiva difficile da arginare.

Il nodo dell’informazione virale, fra fake news e speculazioni
Ciò che questa psicosi racconta è la confusione dilagante nell’informazione e nella percezione della politica, dove le linee tra realtà e finzione si confondono sempre più. La paura che Trump possa realmente intraprendere un passo tanto drammatico, senza che vi sia alcun segnale ufficiale a supporto, non fa che testimoniare un clima di incertezza assoluta, dove ogni movimento politico diventa terreno di speculazione, ipotesi e teorie cospirazioniste.
La politica americana, e con essa quella globale, rischia di sprofondare in un abisso di disinformazione, dove la realtà viene distorta da una macchina virale sempre più potente, che alimenta la sfiducia e l’instabilità e crea una frattura tra ciò che accade realmente e ciò che viene percepito dal pubblico, alimentato dai social e dai media.