
Una nuova, decisiva svolta arriva nel caso dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, il 69enne ucciso a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 a Milano. La Squadra Mobile, su impulso della Direzione Distrettuale Antimafia e con il coordinamento del pm Paolo Storari, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei soggetti, ritenuti mandanti ed esecutori materiali dell’agguato.
La notizia è stata confermata dal procuratore capo Marcello Viola, che ha sottolineato la gravità degli indizi a carico degli indagati, sottolineando inoltre l’aggravante della modalità mafiosa. Un elemento che cambia la natura dell’inchiesta e apre nuovi scenari sulle dinamiche criminali che ruotano attorno alla figura storica di Boiocchi, ex ultrà nerazzurro e soggetto di rilievo nei circuiti della criminalità milanese.
Il ruolo chiave del collaboratore Andrea Beretta
Determinante per la svolta nelle indagini è stato il contributo del collaboratore di giustizia Andrea Beretta, ex capo della Curva Nord dell’Inter, attualmente detenuto per l’omicidio di Antonio Bellocco, esponente dell’omonima cosca di ‘ndrangheta. Beretta ha rilasciato dichiarazioni auto-accusatorie, riconoscendosi parte attiva del contesto criminale in cui si è consumato l’omicidio Boiocchi. Le sue parole sono state verificate e riscontrate dagli investigatori della Mobile.
Arrestato in Bulgaria uno degli esecutori
Uno dei due presunti esecutori materiali dell’agguato è stato localizzato e arrestato in Bulgaria. Una conferma, questa, del livello di pianificazione e del coinvolgimento di soggetti legati a contesti mafiosi transnazionali. Le indagini, infatti, sono state condotte con il supporto dello Scico di Milano, a testimonianza della rilevanza e complessità del caso.
La morte di Boiocchi e gli scenari criminali
Boiocchi venne ucciso alla vigilia della partita Inter-Sampdoria, mentre si trovava nel quartiere di Figino, dove viveva. Il delitto scatenò un’ondata di tensione non solo nell’ambiente calcistico, ma anche nel sottobosco criminale della città. Il suo ruolo ambiguo, diviso tra lo stadio e il mondo del crimine organizzato, aveva attirato da tempo l’attenzione della magistratura.
L’aggravante mafiosa apre oggi a una possibile lettura più ampia: quella di un regolamento di conti interno o di una resa dei conti con gruppi di potere mafioso, forse anche legati al controllo delle tifoserie organizzate. La presenza tra gli indagati di personaggi legati alla curva interista rafforza questa ipotesi.
Verso nuovi sviluppi
La Procura ritiene di avere messo un primo tassello decisivo, ma le indagini proseguono, con altri possibili nomi sul taccuino degli inquirenti. L’inchiesta potrebbe allargarsi anche a ramificazioni economiche e collegamenti tra criminalità organizzata e ultras, un tema da tempo sotto la lente dell’Antimafia milanese.