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Bufera sul candidato della destra per la proposta di “voucher alle donne che scelgono di stare a casa”

Pubblicato: 12/04/2025 14:04

La proposta del candidato sindaco del centrodestra a Genova, Pietro Piciocchi, di introdurre un voucher per le donne che decidono di stare a casa ha scatenato una forte reazione tra le donne democratiche e le organizzazioni femminili. La misura, che sarebbe legata all’ISEE, è stata inclusa in uno degli otto punti del suo programma elettorale, destando non poche polemiche.

La proposta di Piciocchi, infatti, prevede un bonus destinato alle donne che scelgono, per un periodo della loro vita, di dedicarsi esclusivamente alla famiglia. La misura è stata presentata come un aiuto per quelle donne che decidono di rimanere a casa, ma l’iniziativa è stata accusata di alimentare visioni tradizionali e patriarcali del ruolo della donna nella società.

Le donne democratiche hanno reagito duramente, denunciando la proposta come un passo indietro. In un comunicato stampa, hanno dichiarato: “Questo non è welfare, è patriarcato”. Secondo loro, la proposta del voucher non rappresenta una vera misura di sostegno alle donne, ma piuttosto un ritorno a un modello che le lega esclusivamente alla sfera domestica e familiare, riducendo la loro autonomia.

Le critiche si sono concentrate sulla visione della donna come “mantenitrice della famiglia”, accusando il candidato sindaco di voler relegare le donne a ruoli di cura, senza offrire loro la possibilità di emanciparsi attraverso un welfare integrato che favorisca l’autonomia economica. Le donne del Partito Democratico hanno sottolineato che l’unico modo per supportare realmente le donne è attraverso politiche che consentano loro di scegliere liberamente tra lavoro e famiglia, senza sentirsi costrette in un angolo. L’autonomia economica, secondo loro, è la chiave per dare alle donne la possibilità di uscire da situazioni difficili, come quelle di violenza domestica.

In particolare, le donne del PD hanno criticato l’idea che un voucher una tantum possa risolvere i problemi legati alla disparità di genere, rilevando che non garantirebbe affatto un’inclusione strutturale delle donne nel mondo del lavoro, ma finirebbe piuttosto per perpetuare la loro dipendenza economica.

La proposta ha quindi sollevato un acceso dibattito su come dovrebbe evolversi il supporto alle donne in Italia, evidenziando il contrasto tra chi sostiene misure a sostegno della famiglia tradizionale e chi, invece, promuove politiche che favoriscono l’emancipazione e l’indipendenza economica delle donne. La discussione è destinata a proseguire nei prossimi giorni, con un focus particolare sulle politiche di welfare che possano realmente rispondere alle esigenze di autonomia e libertà delle donne.

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