
Pechino chiede all’Europa di schierarsi contro i dazi americani. Giorgia Meloni fiuta il pericolo e si mette in ascolto: la premier vuole capire cosa ha in mente Donald Trump, pronta a valutare ogni mossa. Il tycoon, che incontrerà il 16 e 17 aprile negli Stati Uniti, punta a un asse con i Ventisette per fronteggiare il Dragone. E Meloni, più di altri leader europei, è disposta a considerarlo. Anche perché la partita commerciale con la Cina è anche una questione di equilibri geopolitici, e l’Italia non vuole restare schiacciata tra due potenze.
Dall’altra parte, però, crescono le aperture verso Pechino. Il premier spagnolo Pedro Sanchez ha incontrato Xi Jinping, e da quel colloquio è uscita un’intesa che a Palazzo Chigi non piace. La presidente del Consiglio la considera una mossa fuori linea, poco coerente con lo spirito europeo. Non è solo diplomazia: il sospetto, a Roma, è che alcune capitali stiano tentando di costruirsi un rapporto privilegiato con la Cina per convenienza nazionale. Anche la telefonata tra Ursula von der Leyen e il leader cinese mostra quanto il dossier sia ormai centrale per l’Unione Europea.
L’allarme della premier: la Cina invaderà il mercato europeo
Meloni vede nei dazi americani un detonatore. Se Washington chiude le porte alla Cina, Pechino riverserà le sue merci sul mercato europeo. Un’ondata difficile da contenere: dalle auto elettriche ai settori tecnologici, l’industria europea rischia grosso. Da qui l’idea di spingere Bruxelles verso una mediazione con gli Stati Uniti: cooperazione strategica in cambio di un freno sull’export cinese. Ma non tutti sono d’accordo. Francia e Germania sembrano privilegiare un approccio più prudente. L’Italia, invece, vuole una risposta rapida, per evitare che l’Europa diventi il bersaglio secondario della guerra commerciale tra Usa e Cina.
Il confronto diretto con Trump non sarà isolato. Appena rientrata dagli Stati Uniti, Meloni riceverà a Roma il vicepresidente americano J.D. Vance, atteso nella capitale dal 18 al 20 aprile. Una doppia tappa che rafforza l’asse Roma-Washington. L’obiettivo: evitare una frattura transatlantica che potrebbe danneggiare l’Italia sotto il profilo commerciale e strategico. Ma anche rilanciare il ruolo del nostro Paese come interlocutore attivo sia negli Stati Uniti che in Europa.
Con Trump, ma senza strappi: l’Italia punta all’autonomia strategica
La premier italiana resta vicina all’area repubblicana. Non intende prendere le distanze da Trump, anzi. Mentre Madrid, Parigi e Berlino prendono direzioni diverse, Meloni punta a consolidare una linea chiara. Non è una scommessa avventata, ma una scelta ponderata: l’Italia vede negli Stati Uniti un alleato imprescindibile, a prescindere da chi siederà alla Casa Bianca.
Anche sul fronte asiatico, l’Italia segue l’impronta americana. La visita del ministro Antonio Tajani in India e il riferimento alla \”Via del cotone\” — come alternativa alla \”Via della seta\” cinese — segnano il posizionamento strategico di Roma nel nuovo ordine globale.
Il messaggio che arriva da Palazzo Chigi è netto: nessun isolamento, ma nemmeno subalternità. L’Italia vuole contare nei rapporti internazionali e punta su alleanze solide, basate su interessi comuni e visione strategica. In gioco c’è il futuro dell’economia italiana, la sua capacità di tenere il passo in un mondo sempre più instabile e competitivo.