
Nicola Carraro è tornato a casa. Non con clamore, ma con un sorriso che vale più di mille parole, seduto sul divano accanto a chi gli ha voluto bene in silenzio, ogni giorno, mentre lui combatteva la sua battaglia più dura. A immortalarlo è stata una foto. Una di quelle immagini che sembrano piccole, ma che racchiudono dentro un mondo: il volto segnato ma sereno, il braccio poggiato con naturalezza, lo sguardo fiero di chi sa cosa ha attraversato e non ne ha più paura.
C’erano settimane di dolore, di corse in ospedale, di diagnosi pesanti da accettare e da trasformare in forza. Un’insufficienza respiratoria che non dava tregua, un’ernia del disco che toglieva il respiro e poi quel diabete spuntato all’improvviso, come una beffa, a peggiorare tutto. Lui, che non si era mai davvero fermato, si è ritrovato a farlo. Ma non era solo.
C’era lei. Mara, con la sua energia instancabile, che tra un treno e un programma da mandare in onda trovava sempre il modo per stargli accanto. A Roma o a Milano, non importava. Bastava che lui potesse sentire la sua voce, la sua mano, la sua presenza. “Lui è l’amore grande”, ha detto, e non sembrava una dichiarazione, ma una verità mormorata tra due tazze di caffè sul tavolo della cucina.
Così hanno deciso di trasferirsi. Non per fuggire, ma per ritrovarsi. Milano, i figli, una casa che profuma di famiglia. Una quotidianità fatta di cose semplici: la colazione insieme, i silenzi condivisi, la televisione accesa in sottofondo. Giorno dopo giorno, Nicola ha ricominciato a camminare, ad abitare il tempo con la dolcezza di chi sa che nulla è scontato.
Il ritorno a casa, ora, non è solo un fatto. È un simbolo. Il punto in cui si chiude un cerchio e ne inizia un altro, con più consapevolezza, con più amore. Con un sorriso che dice: sono qui. E non ho smesso di vivere.