
Un boato sordo, poi il letto che sobbalza leggermente. Qualcuno si sveglia di colpo, qualcuno resta immobile cercando di capire se ha solo sognato. I vetri tremano per un istante, una lampada si muove appena. È un attimo, ma quanto basta per riaccendere una tensione che da mesi serpeggia sottopelle. Il silenzio dopo la scossa è ancora più assordante, perché porta con sé la memoria di un equilibrio che si fa ogni giorno più fragile.
Pochi minuti dopo, una nuova vibrazione. La seconda, poi una terza. Piccole onde che risalgono dal profondo e scuotono le fondamenta dell’abitudine. I telefoni si accendono, i messaggi si moltiplicano: “Hai sentito anche tu?”, “È successo di nuovo”. Non è solo paura. È l’inquietudine, è l’attesa di capire se tutto questo è ancora normale.

Alle 23.39 di sabato 12 aprile 2025, una scossa di terremoto di magnitudo 2.9 ha colpito l’area dei Campi Flegrei, con ipocentro a una profondità di 2,2 chilometri. L’Osservatorio Vesuviano ha comunicato al Comune di Pozzuoli che già dalle 23.29 era in corso uno sciame sismico, lo stesso che aveva interessato la zona anche la sera precedente, con dieci scosse tra magnitudo 1.2 e 2.2. Il fenomeno è, ancora una volta, legato all’attività bradisismica e la scossa principale è stata avvertita distintamente dai residenti.

Il bradisismo è un fenomeno geologico lento e continuo, ma dagli effetti profondi. Nei Campi Flegrei si manifesta da secoli con fasi alterne di sollevamento e abbassamento del suolo, causate dalla pressione dei gas e dei fluidi presenti nel sottosuolo vulcanico. A differenza di un terremoto isolato, il bradisismo non si esaurisce in un istante: è una lunga vibrazione nel tempo, una trasformazione che modifica il paesaggio e la percezione stessa della stabilità.
Negli ultimi anni, l’attività bradisismica ha ripreso intensità, con frequenti sciami sismici e sollevamenti del suolo che preoccupano residenti e autorità. L’intera area flegrea è sotto costante monitoraggio da parte dell’Osservatorio Vesuviano, ma l’incertezza resta. Il timore non è solo quello di una scossa più forte, ma di ciò che il terreno sta lentamente preparando sotto i piedi di chi vive in una delle zone vulcaniche più sorvegliate e imprevedibili d’Europa.