
Una settimana dopo il tragico ritrovamento del corpo smembrato di Alessandro De Pierro, 38enne ricercatore italiano ucciso in Colombia, il dolore della famiglia si intreccia con l’angoscia dell’incertezza. «Non sappiamo ancora niente», dice sconsolato Giovanni Coatti, zio paterno della vittima.
A fornire un aggiornamento è Giancarlo Maria Curcio, ambasciatore italiano a Bogotà, che conferma alcuni sviluppi investigativi: «Le analisi delle telecamere di Santa Marta cominciano a dirci qualcosa. Il ragazzo è rientrato in hotel il 5 aprile dopo una visita al parco Tayrona. Si è cambiato e ha raggiunto il Parque de Los Novios. Ora stiamo cercando di capire se lì abbia incontrato qualcuno».
Una zona turistica, ma anche piena di insidie. «Traffico di droga, prostituzione e bande che usano la scopolamina», spiega Curcio. «È una sostanza che annulla la volontà. Ti resta la lucidità, ma sei sotto il controllo di chi ti droga. I turisti vengono derubati, spesso costretti a svuotare conti bancari prima di essere abbandonati. Alcuni li abbiamo trovati vivi dopo 24 o 48 ore. Ma in questo caso si è arrivati a un omicidio, e a un corpo fatto a pezzi. Questo può indicare il tentativo di ostacolare l’identificazione della vittima».

È stata fatta un’autopsia per rilevare tracce della sostanza? «Non ancora», ammette l’ambasciatore, «ma col tempo la scopolamina scompare dal corpo». Intanto, il sindaco di Santa Marta ha annunciato una taglia da 50 milioni di pesos per chi fornirà informazioni utili. «Finora nessuno si è fatto avanti».
Le autorità colombiane e italiane seguono diverse ipotesi investigative. Tra queste, l’eventualità di un crimine d’odio: «Stiamo valutando anche la pista dell’omofobia o di un incontro finito male. La Colombia riconosce il matrimonio egualitario, ma episodi di violenza contro la comunità LGBTQ+ non mancano. Recentemente una persona trans è stata aggredita brutalmente a Cali».
E i narcos? I paramilitari? «Sono ipotesi che non possiamo escludere, ma normalmente agiscono con modalità differenti», conclude Curcio.
Nel frattempo, la comunità scientifica internazionale piange Alessandro: Susie Rabin della Royal Society of Biology ha ricordato «la sua figura luminosa» e il suo coraggio nel vivere apertamente la propria identità.