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Muore per 90 minuti, poi rivela: “So cosa c’è dopo, ve lo racconto”

Pubblicato: 14/04/2025 17:44

Ha fatto il giro del mondo la storia di Alistair Blake, 61 anni, protagonista di un incredibile ritorno alla vita dopo essere stato dichiarato praticamente morto per 90 minuti a causa di un infarto. Il fatto, avvenuto nel 2019, è stato recentemente ripreso dal Daily Mail e rilanciato da diverse testate internazionali, alimentando curiosità e interrogativi sul fenomeno della pre-morte.

Il racconto del “miracolato”

Tutto è iniziato una notte qualunque. «Ricordo di essere andato a letto il sabato sera e la cosa successiva che ricordo è svegliarmi il giovedì mattina su una barella mentre mi trasferivano dalla terapia intensiva», ha raccontato Blake. Il blackout totale della memoria tra il momento dell’infarto e il risveglio è stato totale: nessuna luce, nessuna visione, nessun ricordo.

La rianimazione e l’“effetto Lazzaro”

Sua moglie, svegliata da strani gorgoglii notturni, ha capito subito la gravità della situazione. Ha iniziato la RCP (rianimazione cardiopolmonare) per 20 minuti, prima dell’arrivo dei paramedici, che lo hanno defibrillato oltre 10 volte. I medici, nonostante il lungo arresto cardiaco, sono riusciti a riattivare il battito. Al risveglio, Blake non aveva riportato danni cerebrali. Proprio per questo è stato soprannominato “Lazzaro”, come il personaggio biblico riportato in vita. «Molti mi chiedono se ho visto qualcosa. No, non ho visto niente», ha aggiunto nel podcast I’ve Got News For You.

Niente “luce in fondo al tunnel”

Blake ha smentito ogni esperienza ultraterrena. Contrariamente a molte testimonianze simili, non ha visto nessuna luce, tunnel o visioni. Su questo punto è intervenuto anche Steel, consulente di cure palliative, spiegando che:

  • Dal punto di vista medico, esperienze come la luce bianca o la visione a tunnel sarebbero dovute a cambiamenti fisiologici del cervello sotto stress;
  • Il calo dell’ossigeno e della pressione sanguigna porterebbe al collasso progressivo del campo visivo, con una percezione di oscurità ai margini e un centro luminoso, che potrebbe essere interpretato come “la luce”.

Secondo la spiegazione clinica, quindi, non ci sarebbe nulla di soprannaturale in queste esperienze: si tratta di risposte neurologiche a condizioni estreme, come lo svenimento o l’arresto cardiaco.

La riflessione

Il caso di Blake, pur nella sua eccezionalità clinica, rilancia un eterno interrogativo: cosa accade davvero quando si muore? Mentre la scienza continua a indagare su cervello, coscienza e sopravvivenza, storie come questa pongono nuove domande, tra biologia e spiritualità. Ma, come ricorda il protagonista, “non sempre ci sono risposte. A volte, c’è solo gratitudine per un’altra possibilità”.

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Ultimo Aggiornamento: 14/04/2025 17:49

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