
È il “clima emotivo” che circondava la vittima a fornire, secondo il giudice, la chiave per comprendere l’omicidio di Pierina Paganelli, avvenuto il 4 ottobre 2023. Un contesto fatto di rancori personali, tensioni familiari e relazioni nascoste, che ha portato il GIP Vinicio Cantarini a rigettare la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Louis Dassilva, il 35enne senegalese in carcere dal 16 luglio scorso. Per il giudice, non esiste un’ipotesi alternativa credibile: gli indizi raccolti, presi nel loro insieme, conducono a un’unica direzione.
A inchiodare Dassilva è soprattutto la testimonianza di Manuela Bianchi, nuora della vittima e figura chiave nell’intera vicenda, con la quale l’indagato aveva avuto una relazione extraconiugale. Secondo il giudice, Manuela ha fornito un resoconto coerente e credibile nel corso del lungo incidente probatorio, svoltosi in tre giornate consecutive a partire dal 25 marzo. Le sue parole hanno permesso di ricostruire il mosaico di rapporti e tensioni interne al condominio dove è avvenuto l’omicidio, e che Dassilva conosceva bene, essendone residente.

L’omicidio di Pierina Paganelli, sottolinea il giudice, non ha un movente sessuale o predatorio, ma è maturato all’interno di un contesto personale e familiare. Chi ha agito sapeva esattamente dove colpire, conosceva le abitudini della vittima e i luoghi, come il piano seminterrato dei garage, dove il corpo fu ritrovato. Dassilva, secondo la ricostruzione della Procura, non ha un alibi solido per l’orario del delitto: il suo cellulare risulta spento in quella fascia temporale, compatibile con la discesa al piano garage, l’omicidio e il ritorno in casa. Neppure la moglie, che si era già coricata, è in grado di offrire una copertura credibile.
Un altro elemento a carico dell’indagato arriva da una perizia fonica, che avrebbe rilevato nel garage la presenza di una voce maschile, compatibile con quella di Dassilva, nei momenti delle urla della vittima. Anche se tale riconoscimento dovrà essere ulteriormente approfondito, rappresenta per gli inquirenti un ulteriore tassello. Dassilva avrebbe inoltre avuto un possibile movente, secondo l’accusa: quello di mettere a tacere Pierina, che aveva intuito la relazione tra lui e Manuela Bianchi.

La donna, a sua volta indagata per favoreggiamento, ha raccontato che fu proprio Dassilva, la mattina del ritrovamento del cadavere, a dirigerla su cosa fare, chi avvisare e come nascondere la loro relazione. “Ero profondamente combattuta — ha dichiarato — il mio cuore tirava da una parte, la mia mente cercava di capire”. Il rifiuto di Dassilva al confronto con Manuela rafforza, secondo il giudice, l’idea di una chiusura difensiva di fronte a una testimonianza considerata credibile e attendibile.
La difesa dell’uomo ha ipotizzato un possibile coinvolgimento dei fratelli Bianchi, Manuela e Loris, ma per il GIP si tratta di una teoria “congetturale”, priva al momento di riscontri. Intanto, la famiglia della vittima ha accolto con sollievo la decisione del tribunale. “Quanto restituito dal procedimento e dagli atti d’indagine — scrivono gli avvocati Monica e Marco Lunedei — non ha mai lasciato dubbi sull’esito di questa decisione”. Le indagini proseguono, ma il quadro accusatorio si sta facendo sempre più definito.