
Jannik Sinner è tornato a macinare chilometri, colpi, sudore. Da Montecarlo il numero uno del mondo ha cominciato la sua silenziosa risalita. Tre mesi senza match, tre mesi lontano dai riflettori. E adesso il ritorno: 7 maggio, Internazionali d’Italia, Roma. La città che lo ha visto vincere il primo match in un Master 1000, mentre tutta Italia lo aspetta con le braccia spalancate e il cuore in gola.
L’incognita del ritmo
La domanda è lecita e inevitabile: come tornerà Sinner? Il talento non si discute, la classifica nemmeno – è ancora lui il re del ranking Atp, e nessuno, né Alcaraz né Zverev, ha saputo approfittare della sua assenza. Ma il tennis non è solo talento: è abitudine, ritmo, cicli, sensazioni.
E queste, Jannik, le ha dovute mettere in pausa molto a lungo. La terra battuta, superficie amata dallo spagnolo Alcaraz e più ostica per l’altoatesino, non è il campo ideale per ricominciare. Ma forse è proprio per questo che Roma può essere ancora più importante: per lanciare un messaggio, per riprendersi tutto, subito.
Il lavoro oscuro di Panichi
Dietro le quinte, il lavoro non si è mai fermato. Marco Panichi, il preparatore dei muscoli e della mente, ha agito con la pazienza dello scultore. “Jannik ha un fisico da decatleta”, ha raccontato. “Stamina, equilibrio neurovegetativo… quello che vedrete sarà un Sinner diverso”.

Allenamenti a porte chiuse, lontano dal circuito, senza sparring professionisti per settimane – una delle tante restrizioni della sospensione legata al caso Clostebol. Ma anche stimoli nuovi: golf, musei, riflessioni. Non solo tennis, per allenare anche la testa. “Lo abbiamo spinto a provare metodi diversi, ha risposto alla grande”, ha confidato Panichi. “Tornerà con una motivazione enorme e una freschezza nuova”. Basterà? Il campo, come sempre, avrà l’ultima parola.
Se c’è una dote che Sinner ha mostrato più di ogni altra, è la forza interiore. Durante lo stop non ha cercato alibi, non ha rilasciato proclami, non ha fatto drammi. Ha scelto il silenzio operoso, quello di chi non deve dimostrare niente a parole. I pochi che lo hanno visto raccontano di un ragazzo rilassato, carico, consapevole. E, forse, più affamato di prima.q
Roma aspetta il suo gladiatore
Ora si riparte, e Roma è lì, ad aspettarlo. C’è entusiasmo, c’è curiosità, ma anche un filo di apprensione. Perché il primo match ufficiale, dopo tre mesi, è sempre un salto nel vuoto. C’è da ritrovare il ritmo, il gusto della lotta, il brivido della competizione. E sì, quando batterà il primo servizio, un brivido lo sentirà anche lui.
Chi conosce davvero Jannik sa che dietro la sua calma si nasconde un agonista feroce, uno che vive per la sfida. Se riuscirà a rientrare subito in ritmo, potrà iniziare la sua rincorsa a quello che ancora gli manca. All’orizzonte ci sono il Roland Garros e Wimbledon, gli Slam che ancora non ha aggiunto al suo palmarès. E allora sì, la vera partita sta per cominciare. Roma è solo l’inizio.