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Nella città con più immigrati arriva il trionfo elettorale della Lega: la lezione di Monfalcone

Pubblicato: 16/04/2025 11:02

Nel cuore del Nordest, dove il suono di lingue straniere è ormai la colonna sonora del centro cittadino, è andata in scena una lezione politica che andrebbe studiata a fondo. La Lega ha vinto a mani basse in una delle città con la più alta percentuale di immigrati d’Italia, e lo ha fatto nonostante – o forse proprio grazie a – una campagna elettorale costruita sul filo dell’identitarismo più spinto.

Siamo a Monfalcone, Friuli Venezia Giulia, poco meno di 30mila abitanti, un terzo dei quali stranieri. Ma nella galassia di subappalti e caporalato che gravita attorno a Fincantieri, il vero numero è probabilmente molto più alto. È qui che la Lega ha trionfato col 70% al primo turno, una percentuale che ha portato all’elezione diretta di Luca Fasan, erede diretto della ex sindaca Annamaria Cisint, che pur sedendo al Parlamento europeo non ha mai davvero lasciato la città.

Il metodo Cisint e il tema dell’identità

Cisint è stata il volto di una narrazione precisa: la città “invasa” dagli islamici, da contenere con ordinanze ad hoc. Vietati il burqini e il cricket, limitazioni alle biciclette e perfino alle panchine, chiusura totale alle moschee, anche improvvisate. Un clima da crociata laica, che ha fatto breccia nell’elettorato, anche grazie a una retorica martellante: “Vota italiano“.

Tra chi dovrebbe sentirsi escluso da questa narrazione, sono nate esperienze civiche e politiche nuove. Come la lista di Bou Konate, ingegnere di origine senegalese, ex assessore con il centrosinistra, che ha radunato attorno a sé italiani di seconda generazione nati qui, ma ancora percepiti come “altro”. La sua lista, definita “islamista” dalla destra (pur avendo sei donne, tre induisti e zero imam), è rimasta fuori per lo 0,1%.

La sinistra spaccata e il segnale che non si può ignorare

Il centrosinistra, nel frattempo, ha perso per strada pezzi della sua stessa base, e si è dimostrata ancora una volta incapace di unire o anche solo rappresentare un elettorato frammentato. Alcuni elettori storici del Pd hanno votato Konate. La lista “Monfalcone civica e solidale”, guidata dalla giovane Nahida Akter, bengalese di 28 anni, ha superato l’8,6% e si è rivelata l’unica vera sorpresa elettorale: una lista alternativa al Pd, ma non anti-italiana.

Un tentativo di trovare uno spazio identitario plurale, senza abiure e senza estremismi. “Sono troppo bengalese per essere solo italiana e troppo italiana per essere solo bengalese“, ha detto Akter. Una frase che è insieme diagnosi e terapia per le contraddizioni di una città, e di un Paese intero.

Il peso della propaganda e l’occasione mancata

Konate, dal canto suo, rivendica una “battaglia di civiltà” più che una campagna elettorale. La sua è stata un’esperienza che ha portato a identificarsi una generazione spesso invisibile, che ora si scatta selfie davanti ai manifesti elettorali e si riconosce parte di una comunità che fino a ieri li considerava “ospiti”.

Ma il dato resta: ha vinto la Lega. Ha vinto una retorica che ha saputo semplificare, creare un nemico interno, e attivare una paura antica quanto efficace. Una paura, però, che non nasce certo dal nulla. Le problematiche di un’integrazione mai realmente avvenuta non riguardano solo Monfalcone, ma molte città italiane ed europee.

Basti vedere ciò che accade in Francia, in particolare nelle banlieu. O in Germania, dove il timore causato da attentati divenuti sempre più frequenti ha portato a una parziale chiusura delle frontiere. Sono proprio gli immigrati di seconda generazione a causare i maggiori problemi alla sicurezza, e ciò avviene un po’ ovunque. Segno che anziché favorire l’integrazione, il fatto di essere nel Paese in cui vivono sembra renderla ancora più difficile. Per motivi culturali, economici, di opportunità.

Un test nazionale in scala urbana

Per tutti questi motivi Monfalcone, oggi, è più di un caso locale. È un laboratorio politico in miniatura, dove le tensioni sull’immigrazione, sull’identità, sulle nuove cittadinanze e sulla rappresentanza trovano un’espressione cristallina.

Gli elettori esprimono un disagio che la sinistra non sa interpretare, finendo per ripetere stanche litanie di “accoglienza” che non affrontano mai la realtà vissuta, o almeno percepita, dai cittadini. E il centrodestra ha gioco facile, come dimostra il trionfo della Lega.

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Ultimo Aggiornamento: 16/04/2025 11:13

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