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“Quest’uomo mi ha distrutto”. Ragazzo 17enne si suicida dopo il rilascio del suo stupratore

Pubblicato: 16/04/2025 21:00

Una vicenda dolorosa ha scosso profondamente l’opinione pubblica, sollevando interrogativi inquietanti sul funzionamento della giustizia. Un giovane di soli 17 anni, identificato come Yanis, si è tolto la vita dopo aver appreso una notizia devastante: l’uomo che lo aveva aggredito in passato era stato rilasciato dal carcere e si era stabilito a una distanza incredibilmente breve dalla sua abitazione. Questo tragico evento ha portato alla luce presunte gravi mancanze all’interno del sistema giudiziario.

La storia di Yanis affonda le sue radici nell’agosto del 2019, quando, appena dodicenne, subì violenza da un individuo che in precedenza era vicino alla sua famiglia. L’aggressore, all’epoca cinquantaduenne, aveva già alle spalle due condanne per reati simili commessi su minori. Solo nel settembre del 2022 Yanis trovò la forza di confidare il suo terribile segreto all’associazione “Karl”, specializzata nel sostegno a giovani vittime di abusi.

Nell’ottobre del 2023, il tribunale di Bonneville emise una sentenza di cinque anni di reclusione per l’uomo, riconoscendone la recidiva. Tuttavia, il 3 febbraio 2025, dopo soli due anni e quattro mesi di detenzione, il responsabile delle violenze è stato rilasciato con l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico e di sottoporsi a un monitoraggio psicologico. Questa decisione si è rivelata, purtroppo, dalle conseguenze irreparabili. La famiglia del ragazzo contesta fermamente di aver ricevuto alcuna comunicazione preventiva riguardo alla scarcerazione e al rientro dell’aggressore nei pressi della loro residenza situata nella regione dell’Alta Savoia, precisamente nella cittadina di Thyez.

Il padre di Yanis, Farid, ha raccontato il momento straziante in cui ha dovuto condividere con il figlio la notizia della libertà del suo aguzzino: “Ho deciso di parlargliene subito. Non volevo che lo incontrasse per strada per caso”. Il peso di questa rivelazione si è dimostrato insostenibile per il giovane. Poco dopo, Yanis ha lasciato un messaggio angosciante sui social media: “Quest’uomo mi ha spezzato, distrutto, sporcato. Sapere che è a soli 3 km da casa mia mi disgusta. Vorrei urlare, piangere”. Pochi giorni dopo, è stato trovato in fin di vita nella sua abitazione, a seguito dell’assunzione di farmaci. È spirato in un ospedale vicino. Prima di compiere il gesto estremo, ha lasciato una lettera ai suoi genitori, indicando chiaramente la scarcerazione del suo aggressore come la causa determinante della sua tragica scelta.

La madre di Yanis, Delphine, ha espresso con dolore e rabbia: “Quello che è accaduto è, senza ombra di dubbio, legato alla liberazione del suo aggressore. Lo ha scritto chiaramente, nero su bianco, nella lettera d’addio che ci ha lasciato. Siamo colmi di rabbia. Yanis viveva costantemente con la paura di incontrarlo di nuovo. Sapeva che quell’uomo abitava a Marignier, proprio dove lui stesso prendeva spesso il treno. Avrebbero potuto incrociarsi ovunque, in qualsiasi momento. Non dovevano rilasciarlo così vicino. Dovevano mandarlo in un altro dipartimento, lontano, e dargli un’altra vita. Non qui. Non accanto a noi”. Anche il padre, Farid, ha aggiunto con amarezza: “Odio questo sistema che abbandona i bambini invece di proteggerli. I minori vittime di violenza sessuale dovrebbero essere tutelati con ogni mezzo, non lasciati soli a convivere con la paura. È inaccettabile, non posso tollerarlo”. La vicenda ha suscitato una forte reazione a livello istituzionale, con il Ministro dell’Interno che ha annunciato un incontro con i familiari di Yanis. L’intera nazione si interroga ora sulle dinamiche che hanno portato a questa tragica conclusione e sulla necessità di una maggiore protezione per le vittime di violenza.

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