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Russia e soldati cinesi, incredibile rivelazione: “Arruolati sui social con l’inganno, vogliamo tornare a casa”

Pubblicato: 16/04/2025 10:10

Sembrava un’offerta di lavoro. Invece era una trappola bellica. In una storia che sconfina nel surreale, alcuni giovani cinesi si sono ritrovati a combattere in Ucraina per conto della Russia, arruolati attraverso i social network, convinti di essere stati assunti per ruoli medici non militari. Nessuna uniforme del Dragone, nessuna missione ufficiale, solo la brutale verità di una guerra combattuta da mercenari inconsapevoli, trascinati al fronte da un inganno digitale.

Catturati dagli ucraini: “Non siamo soldati, vogliamo tornare a casa”

L’annuncio, pubblicato online, prometteva un incarico nelle forze armate russe in ambito sanitario. Un lavoro come un altro, sembrava. Ma pochi giorni fa, l’esercito ucraino ha annunciato di aver catturato alcuni cittadini cinesi impegnati sul fronte al fianco delle truppe di Vladimir Putin. Una volta in custodia, quei giovani hanno raccontato una verità disarmante: non erano soldati, non avevano mai prestato servizio nell’esercito cinese e ora volevano solo tornare indietro.

“Siamo pronti per uno scambio e vogliamo tornare in Cina, nella nostra patria”, ha dichiarato uno di loro in una conferenza stampa convocata da Ukrinform. Una scena quasi irreale: volti spaesati, risposte incerte, e la richiesta di essere liberati da una guerra che non volevano combattere.

Truppe fantasma: l’inquietante presenza cinese nei ranghi russi

I prigionieri hanno spiegato che nella loro unità russa erano presenti almeno una dozzina di altri cittadini cinesi, anch’essi reclutati con lo stesso meccanismo: annunci sui social, promesse ambigue, arrivo sul campo e poi la scoperta. Il lavoro? I compiti più duri, più sporchi, più sacrificabili. Nessuna formazione, nessuna tutela. Solo carne da cannone, travestita da “assistenza sanitaria”.

La notizia, riportata da La Stampa, si inserisce in un quadro che si fa sempre più torbido. Il presidente Zelensky ha parlato di “diverse centinaia” di cinesi attivi sul campo di battaglia, il che apre scenari inquietanti sulle responsabilità della Cina e sui confini tra consenso individuale e manipolazione statale.

Guerra globale travestita da opportunità

Questa storia non è solo grottesca, è profondamente simbolica. In un’epoca in cui si combattono guerre che coinvolgono il mondo intero, dove i confini tra verità e propaganda si dissolvono, perfino l’arruolamento diventa una zona grigia, dove la realtà geopolitica passa attraverso un feed di TikTok o una chat su Telegram.

Inquietante, sì. Ma soprattutto assurdo. Perché in mezzo a governi che si accusano a vicenda, a potenze che giocano con l’equilibrio del mondo, ci sono ventenni cinesi che si ritrovano in una trincea nel Donbass senza sapere nemmeno per chi stanno rischiando la vita. E la domanda resta lì, sospesa: chi ha premuto il tasto “Invia” su quell’annuncio?

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