
Non tutte le punture d’insetto sono innocue. Se per la maggior parte degli adulti possono causare fastidi temporanei e pruriti più o meno intensi, per i bambini le conseguenze possono essere decisamente più gravi. Soprattutto quando si verificano in condizioni ambientali non ottimali o vengono sottovalutate. È quanto è accaduto a Bek e alla piccola Ava, la cui esperienza ha preso una piega inaspettata, trasformando un momento di svago in un incubo.
Tutto ha avuto inizio durante un viaggio in famiglia, immersi nella natura. Un ambiente sereno, lontano dal caos quotidiano, ma anche pieno di potenziali insidie. Ava è stata punta da un insetto – apparentemente una normale zanzara – e all’inizio nessuno in famiglia si è allarmato. «I nostri bambini sono stati punti da zanzare e moscerini innumerevoli volte e non hanno mai avuto una reazione, quindi ho semplicemente messo una crema antibatterica contro le punture per aiutarli a fermare il prurito», racconta la madre.
Ma nel giro di pochi giorni, la situazione è precipitata. «Il quarto giorno il volume della puntura era raddoppiato, la zona era dura e rossa e Ava ha detto: “Sta iniziando a farmi male”», spiega Bek. Il giorno seguente, la bambina non riusciva più nemmeno a camminare. A quel punto è stato necessario correre in ospedale.
Il medico, notando la posizione del morso – dietro il ginocchio, in prossimità di un’articolazione – ha immediatamente avviato degli accertamenti. La diagnosi è stata un’infezione da stafilococco, che ha richiesto tre giorni di ricovero con flebo di antibiotici. «È stata un’esperienza traumatica per lei», racconta Bek. E la fase più difficile è arrivata dopo: «Non si possono usare i normali cerotti, bisogna usare grandi fasce e cambiarle due o tre volte al giorno. Non bisogna bagnarli e ci sono un sacco di regole da rispettare».
I genitori, inconsapevolmente, avevano contribuito all’aggravarsi della situazione applicando medicazioni inadatte e somministrando farmaci inefficaci. «Mi è stato spiegato che possiamo avere lo stafilococco sulla pelle. Basta grattarsi una ferita con le unghie sporche perché l’infezione entri nel flusso sanguigno», aggiunge.
Ora Ava sta migliorando, ma ha ancora paura di toccare le ferite. «Abbiamo imparato molto – conclude Bek – e ora insegniamo ai nostri figli a disinfettarsi subito e a non toccarsi mai con le mani sporche».