
«Hanno sbagliato, vanno sanzionati». Sergio Resinovich non usa mezzi termini nel commentare il lavoro dei consulenti che effettuarono il primo esame medico-legale sul corpo della sorella Liliana, trovata morta in circostanze mai del tutto chiarite. Dopo oltre tre anni di indagini tormentate, il fratello della vittima ha deciso di presentare una denuncia all’Ordine dei medici contro i due professionisti incaricati dalla Procura, accusandoli di negligenze che – a suo dire – avrebbero compromesso in modo irreversibile la ricerca della verità.
Secondo Resinovich, il lavoro svolto nella fase iniziale delle indagini sarebbe stato caratterizzato da «errori, omissioni e contaminazione dei reperti», fattori che avrebbero compromesso elementi cruciali per la comprensione della dinamica del decesso. «Queste negligenze gravi ed inescusabili devono essere oggetto di seria censura e valutazione da parte dell’Ordine competente, perché non succeda mai più», ha affermato con fermezza.

A tre anni dalla tragica scomparsa della sorella, Sergio Resinovich continua a chiedere giustizia e rispetto per la memoria di Liliana, e intende portare avanti la sua battaglia con tutti i mezzi legali a disposizione. In questo contesto, ha reso noto che chiederà agli inquirenti di ascoltare esperti indipendenti: «Chiederò che vengano sentiti in merito il Prof. Fineschi, la Prof.ssa Cattaneo e il Dott. Barisani, dai quali dovranno essere acquisite tutte le osservazioni tecniche presenti nel fascicolo, oltre alle dichiarazioni rilasciate pubblicamente».
Una presa di posizione netta, che punta a rimettere in discussione il cuore dell’inchiesta. Per il fratello della vittima, non è più solo una questione di errori investigativi, ma di dignità violata. «Mia sorella merita assoluto rispetto», ha concluso, evidenziando il senso di frustrazione e amarezza che accompagna da anni la sua battaglia personale.
La denuncia apre ora un nuovo fronte nella vicenda, spostando l’attenzione non più solo sulle cause della morte di Liliana, ma anche sulle eventuali responsabilità professionali di chi ha avuto in mano le prime, decisive fasi dell’accertamento medico-legale. Un passaggio delicato che potrebbe avere ripercussioni etiche e legali su un’inchiesta rimasta, finora, senza verità definitiva.