
Un invito forte, chiaro, rivolto a tutto il clero: superare il clericalismo e ascoltare con attenzione le voci, anche quelle critiche, di chi si è sentito ferito o escluso dalla Chiesa. È questo il cuore del messaggio che Papa Francesco ha affidato all’omelia per la messa del crisma, celebrata come da tradizione nella Basilica di San Pietro nella mattina del Giovedì Santo.
Leggi anche: Papa Francesco a Regina Coeli, le parole shock: “Come vivrò la Pasqua”
Il Pontefice, assente per motivi di salute, ha incaricato il cardinale Domenico Calcagno di leggere il suo testo, che ha accompagnato il momento solenne in cui i sacerdoti della diocesi di Roma rinnovano le promesse sacerdotali. Durante la celebrazione vengono inoltre benedetti gli oli sacri, strumenti fondamentali nei sacramenti durante tutto l’anno liturgico. La Messa del Crisma rappresenta, da sempre, uno dei riti centrali della Settimana Santa.

Nel pomeriggio, come già annunciato, Francesco si è recato al carcere romano di Regina Coeli per celebrare la Messa in Coena Domini. Un gesto che conferma ancora una volta la sua attenzione verso i più fragili, all’inizio del Triduo Pasquale. Anche in questo caso, la presenza del Papa assume un valore fortemente simbolico: portare la fede e il conforto dove più c’è bisogno.
Nel testo letto in Basilica, il Papa ha sottolineato che questo Anno giubilare dev’essere vissuto dai sacerdoti come una chiamata personale alla conversione. Ha invitato il clero a diventare “pellegrino di speranza”, capaci di superare le barriere imposte da ruoli e strutture e riscoprirsi annunciatori autentici della Parola, vicini alla vita quotidiana della gente.

Francesco ha anche ricordato che Gesù stesso ha vissuto il dissenso, ed è quindi normale per un pastore affrontare critiche lungo il cammino. Ma è proprio nella coerenza tra amore vissuto e messaggio predicato che nasce la vera forza della testimonianza cristiana, soprattutto per chi si sente ai margini della società o della fede.
Infine, il Papa ha evidenziato il ruolo centrale dello Spirito Santo nella vita sacerdotale. Quando un prete parla con lo Spirito e agisce con coerenza, ha detto, i fedeli – e in particolare i poveri – “sentono che è credibile”. Da qui il richiamo alla prossimità reale, quotidiana, tra clero e laici. “Ha fatto di noi un regno”: con queste parole, Francesco ha chiuso il suo messaggio, lanciando un appello all’unità e alla costruzione di una Chiesa più giusta, partecipata e umana.